Gli italiani sui provvedimenti politici: no Ici prima casa, si Patrimoniale ed aumento Ici su ricchi

Sono passati pochissimi giorni dall’insediamento di Mario Monti come capo dell’esecutivo di un nuovo governo tecnico ed arrivano già le prime reazioni significative della gente, cioè degli unici attori legittimati a dare un indirizzo alle politiche economiche che lo riguardano (i dati da cui abbiamo attinto per lo sviluppo di tale articolo, arrivanno dai sondaggi televisivi di Pagnoncelli per Ballarò, Mannheimer su Porta a Porta e di altri pubblicati dai maggiori quotidiani nazionali).

Una maggioranza bulgara degli italiani pretende la non reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, almeno sui possessori di un’unica abitazione non di lusso e con magari decenni di mutuo davanti agli occhi. Sarebbe una vergogna pagare le tasse sul bene primario per eccellenza e, senza fare del populismo, il reinserimento di una tassa gravosa (soprattutto nelle grandi città) sul tetto che ci mettiamo sopra la testa (anche quando in realtà è di proprietà della banca per i prossimi 30 anni, che l’ha ipotecato in cambio di un mutuo che alla fine del periodo mutuato appunto, richiederà un rimborso anche del doppio dei soldi prestati) sarebbe il massimo dell’iniquità possibile ed immaginabile!

Gli italiani sono invece ovviamente d’accordo sul pagamento di una patrimoniale e sull’aumento del totale della stessa Ici, dalla seconda casa in poi. Su questi “pochi” (lobbies, poteri forti, ricchi, privilegiati, chiamateli come volete) che non vengono mai toccati da nessuno, si baserà l’unico consenso legittimo di Mario Monti, quello popolare, e quella era la speranza principale delle persone, di destra o di sinistra che siano, alla sua “scesa in campo”, e se anche stavolta nessuno li toccherà, il fascino che ruota attorno al nuovo Presidente del Consiglio svanirà di colpo, e ci troveremo per assurdo nella situazione in cui esistono dei politici delegittimati a favore di un governo tecnico, che riesce nell’impresa di comportarsi ancora peggio. Eloquente a tal proposito la definizione, per ora scherzosa, che già gira intorno al Governo Monti: “E’ lo stesso Governo Berlusconi, senza escort, ma con molte tasse in più”.

Anche il ritardo ulteriore al pensionamento (sono state fatte già 100 manovre al riguardo, corrette, ma non si può farne una al mese) non piace agli italiani, perché rischia di dare un ulteriore colpo negativo alla disoccupazione e dare una prospettiva a chi ha oggi 30 anni di non riuscire ad andare in pensione neanche ad 80 anni, se continueremo a ritardare l’età di uscita dal lavoro.

Chiosa sui provvedimenti in cantiere sul mercato del lavoro: la maggioranza degli italiani appoggerebbe la riforma Ichino (nuovi assunti: tutti a tempo indeterminato, ma comunque licenziabili), anche se spinta forse più da emozioni immediate che dalla realtà: io che sono già a tempo indeterminato non verrò toccato (ma se perderò il lavoro?), io che ora sono a progetto, continuerò ad essere nella realtà precario, ma almeno mi pagheranno ferie e malattie da subito (ma allo stesso tempo non avrò mai in tutta la vita un contratto a tempo indeterminato vero!). C’è poi il discorso di non sapere bene le cose: nella riforma Ichino, nessuno lo dice, ma si potrà licenziare non solo per motivi economici, ma anche per qualsiasi ragione tecnica ed organizzativa. Termini così vaghi che apriranno le porte a licenziamenti potenzialmente indiscriminati. E poi il discorso del sussidio per 3 anni? Dovrai aver lavorato almeno 4 anni per quella ditta per aver diritto a 3 anni di sussidio, se non si trova precedentemente un’ulteriore occupazione.

Mario Monti riuscirà a realizzare politiche davvero eque, e col consenso del Parlamento? Voi che ne pensate?

 

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