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Bahrein, re Khalifa riconosce torture e chiede svolta

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Giuseppe Timpone

E’ eccezionale quanto è appena accaduto nel piccolo stato del Golfo Persico, il Bahrein. La Commissione d’inchiesta voluta a giugno dal sovrano re Hamad ben Issa al Khalifa ha ieri relazionato sugli oltre cinque mesi di indagini sulle violenze contro i manifestanti nel mese del febbraio scorso, quando in concomitanza con le rivolte di Tunisia, Egitto e poi Libia e Siria, anche qui vi erano state proteste contro le istituzioni per chiedere una svolta democratica e contro le discriminazioni verso le minoranze sciite. Alle manifestazioni avevano partecipato un pò tutti i ceti sociali, persino quelli medio-alti, professionisti compresi, ma erano state represse con estrema durezza, così come un po’ in tutto il Medio Oriente. Tuttavia, a giugno, il sovrano aveva nominato una Commissione d’inchiesta, presieduta da Cherif Bassiouni, che ha svolto un lavoro molto serio, contrariamente allo scetticismo che avrà aleggiato all’estero.

Ieri la Commissione ha esitato un rapporto durissimo, frutto della raccolta di 9 mila testimonianze e di 5 mila persone ascoltate su quanto accaduto in quei giorni.

Il rapporto è giunto a conclusione che la polizia sarebbe stata responsabile di violenze gratuite e abusi nei confronti di manifestanti pacifici, che molti di questi sarebbero stati sottoposti a torture e che l’uso smisurato delle armi avrebbe provocato ingiustamente 30 morti. Altri cinque manifestanti sarebbero morti in carcere per via delle torture subite. La Commissione ha proposto che si crei un organismo per il monitoraggio dei diritti umani, che i responsabili di quelle violenze siano resi alla giustizia e che si revisionino i processi davanti alla corte marziale, a cui i manifestanti sono stati sottoposti in primo grado.

Subito dopo la pubblicazione del rapporto, il sovrano si è presentato alla TV e ha riconosciuto le violenze di febbraio, ammettendo che già 20 ufficiali erano sotto inchiesta. Allo stesso tempo, re Khalifa ha promesso e auspicato che il Bahrein abbia una svolta, che porti da ora in avanti a impedire che tali fatti tornino ad accadere. Dopo avere ammesso l’uso sconsiderato della forza e le torture, il re ha parlato di “svolta storica” in riferimento a quanto accaduto ieri con la presentazione del rapporto.

Le personalità nominate nella Commissione avevano già fatto ben sperare, per la loro serietà e preparazione, ma è indubbio che pochi si attendessero un lavoro così ben fatto, soprattutto, in grado di accertare “pubblicamente” la violazione dei diritti umani.

 

 

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Giuseppe Timpone