Sono trascorsi tre giorni dal trionfo elettorale del Partito Popolare e il premier in pectore Mariano Rajoy non sta perdendo tempo nella costruzione della strategia che dovrà mettere in piedi sin dalla prima ora dell’insediamento al governo. Per ora non parla il leader popolare, che potrà contare sulla maggioranza assoluta dei seggi, senza doversi così alleare con nessuno. Non parla, perchè soltanto verso Natale il suo governo nascerà ufficialmente, mentre in queste settimane egli dovrà pensare soprattutto a creare una squadra all’altezza del compito da brivido che l’attende. Le indiscrezioni parlano di un colloquio diretto tra il cancelliere tedesco e il futuro premier. Non tanto per complimentarsi e il bla-bla di circostanza, quanto per discutere di una strategia che consenta alla Spagna di uscire fuori dalla crisi.
Rajoy sarebbe stato chiaro con la Merkel: gli spagnoli faranno altri sacrifici, ma la Germania dovrà impegnarsi a sostenere gli Eurobond e ad accrescere il suo peso nel fondo salva-stati.
Dopo tutto, Berlino detiene oltre 131 miliardi di debito spagnolo, non conviene a nessuno che ci si faccia del male. Rajoy lo ha detto la notte del trionfo: la Spagna tornerà ad essere leader in Europa. Ma per fare questo, avrà bisogno prima di seguire alla lettera ciò che l’Europa le chiederà di fare e su un altro punto il futuro capo del governo è stato altrettanto chiaro: si deve distinguere tra chi si è impegnato a raggiungere determinati obiettivi e chi no. Insomma, la Spagna mira al pareggio di bilancio, altri (la Francia?) no. Allora, non si può fare di tutta un’erba un fascio.
E per un leader che avanza, un altro se ne va. Chiude davvero male la sua carriera politica Luis Zapatero, che dopo essere stato considerato un faro per le sinistre d’Europa, per via delle sue politiche laiciste e così ideologicamente anti-clericali, ora è da mesi nel dimenticatoio, fischiato dagli spagnoli in ogni occasione pubblica da lui presenziata.
L’ex stella del laicismo europeo ha smesso di brillare e si sa solo che ha convocato il consiglio federale dello Psoe per sabato, quando dovrà decidere la data del prossimo congresso. In quell’appuntamento, i socialisti dovrebbero trovare un leader, che certamente non sarà Alfredo Perez Rubalcaba, che passerà semmai alla storia come l’agnello sacrificale della sinistra iberica.