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Dexia, verso fallimento salvataggio. Pesano voci “downgrade” per Francia

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Giuseppe Timpone

L’accordo sottoscritto nel mese di ottobre tra i governi di Francia e Belgio starebbe per fallire, a causa dell’insufficienza delle coperture messe a disposizione dai due stati. In base all’intesa di oltre un mese fa, i due stati si sarebbero accollati il compito di garantire la copertura obbligazionaria di Dexia e della sua controllata Credit Local, per dieci anni e per un valore di 90 miliardi.

Tuttavia, non solo tale importo viene ritenuto oggi insufficiente, ma non è stato nemmeno concretizzato, per cui l’ex colosso franco-belga rimane oggi dipendente solo da una linea di credito di emergenza che è stata messa a sua disposizione per un valore compreso tra i 30 e i 40 miliardi.

Alla base del quasi fallimento del salvataggio di Dexia ci sono screzi tra i due governi, alle prese con rispettivi problemi di finanza pubblica. Il costo era stato ripartito nelle percentuali del 60,5% a carico del governo belga e del 36,5% di quello francese, con un restante 3% a carico del Lussemburgo.

Tuttavia, ora Bruxelles chiede di rinegoziare tale accordo, chiedendo alla Francia di accollarsi una quota maggiore di oneri. Parigi non ci pensa nemmeno, perchè ritiene che un aumento delle sue esposizioni potrebbe ulteriormente rafforzare la convinzione delle agenzie di rating su un declassamento dei suoi conti pubblici, privandoli della tripla A, ossia della valutazione massima.

A sua volta, il Belgio ha problemi di spesa pubblica e ritiene complesso garantire per 54 miliardi, a causa di una difficoltà nel sostenere gli oneri crescenti di rifinanziamento del suo debito. La crisi di Dexia si intreccia, quindi, con quella più generale del mercato dei titoli di stato.

 

 

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Giuseppe Timpone