Ancora una volta i neutrini sono riusciti ad andare “piu’ veloce della luce”, confermando “l’incredibile” scoperta anche nel secondo esperimento che ha replicato, con diverse modalità, l’esperienza del Settembre scorso. Stavolta, a differenza del primo “lancio”, per percorrere il famoso “tunnel” (virtuale) di 730 chilometri che va dal Cern al Gran Sasso non sono stati utilizzati dei grossi “gruppi” di particelle, ma dei “gruppetti” più ridotti, lunghi 3 nanosecondi ed intervallati da 524 nanosecondi, mentre nel caso precedente erano stati utilizzati fasci di 10.500 nanosecondi, ad intervalli di 50 milioni di nanosecondi.
Le misurazioni effettuate, molto più dettagliate delle precedenti, hanno quindi confermato i dati di Settembre, indicanti 60 nanosecondi di “vantaggio” a favore dei neutrini, ed hanno risposto a numerose obiezioni sollevatesi nei mesi scorsi all’interno della comunità scientifica. Gli eventi soggetti ad analisi sono stati in tutto 20 e proprio per questo è stato possibile misurarli in modo indipendente l’uno dall’altro.
I dati più aggiornati dell’esperimento “Cern Neutrino to Gran Sasso” (Cngs) sono stati pubblicati sul sito ArXiv, ed i test sono stati effettuati dalla collaborazione internazionale Opera, a capo della quale c’è il fisico Antonio Ereditato. Anche questa volta i neutrini analizzati sono stati quelli inviati dal Cern di Ginevra ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Nonostante il successo, l’ultima parola non è stata ancora detta, come spiega lo stesso Ereditato, coordinatore del progetto: “Un altro passo in avanti, ma la vera conferma deve ancora arrivare. Questo risultato arriva da uno sforzo collettivo di Opera e dalla forte collaborazione con il Cern”. Anche Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, parla della necessità di un “eccezionale livello di approfondimento” date le notevoli implicazioni per la scienza: “La parola decisiva può essere detta solo dalla realizzazione di esperimenti analoghi in qualche altra parte del mondo”.
Grande attesa quindi per i test simili che sono in preparazione anche a Chicago, presso il Fermilab di Batavia, dove stavolta verrà lanciato un fascio di neutrini verso le apparecchiature dell’esperimento Minos, ad una distanza di 730 chilometri. Ma anche l’esperienza della collaborazione Opera non si fermerà e per l’anno prossimo si prevede di approntare un nuovo rivelatore del Cern.