Egitto, proteste in piazza contro potere dei militari

Sono tornati in piazza decine di migliaia di manifestanti, che hanno voluto così gridare la loro indignazione contro ciò che considerano uno scippo della rivoluzione di febbraio, che allora portò alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak. Ed è proprio a Piazza Tahrir, cuore e simbolo della rivolta per la libertà e la democrazia, che migliaia di persone si sono date appuntamento, per protestare contro il nuovo corso degli eventi politici, che vede la giunta militare del dopo-Mubarak essersi trasformata poco a poco in una dittatura dai tratti non meno preoccupanti di quella precedente. Lo gridano i Fratelli Mussulmani, che tra nove giorni potrebbero essere i vincitori delle prime elezioni politiche libere in Egitto degli ultimi decenni. Malgrado le urne, infatti, per eleggere il nuovo presidente si dovrà attendere il 2013 e il nuovo Parlamento sarà convocato soltanto a marzo. Nel frattempo, saranno i militari a governare e a presiedere la massima carica dello stato.

E non è tutto. I militari hanno persino chiesto e ottenuto che siano loro stessi a gestire il bilancio per la Difesa, il che li rende un potere autonomo e slegato dal resto della vita politica nazionale. Di più. Hanno persino approvato alcune leggi, che consentono loro di nominare l’80% dei componenti il Consiglio Costituzionale, che ovviamente può decidere sulla legittimità delle leggi approvate dal Parlamento.

In poche parole, i militari hanno modellato le nuove istituzioni a loro immagine e umiliando le aspirazioni a una reale democrazia di quanti all’inizio dell’anno erano scesi in piazza contro l’ex rais. Ma lo scenario è persino più complesso. Per una volta si sono trovati d’accordo contro i militari sia i laici che i Fratelli Mussulmani, che chiedono che il potere venga restituito ai civili entro il prossimo maggio, al massimo. Tuttavia, le comunanze di intenti si fermano qui. I cosiddetti “barbuti”, ossia gli islamisti, vorrebbero creare uno stato semi-religioso, anche se smentiscono e godono di un ampio consenso tra la popolazione, specie rurale e nei ghetti delle grandi città.

E tra pochi giorni, il rinnovo del Parlamento dovrebbe confermare quello che Mubarak ha cercato di nascondere in oltre trenta anni del suo potere, ossia che i Fratelli Mussulmani potrebbero essere maggioranza nel Paese.

 

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