Domenica 20 novembre ricorrono 36 anni dalla morte del generalissimo Francisco Franco, che guidò la Spagna dal 1939 al 1975, fino alla sua morte, dopo una sanguinosa guerra civile, ma traghettando il Paese indenne attraverso la Seconda Guerra Mondiale, visto che gli spagnoli sono l’unico grande popolo europeo a non avervi partecipato. Ma il 20 novembre sarà anche ricordato come il giorno della fine del zapaterismo, perchè comunque vadano le elezioni anticipate, l’unica certezza è che il premier uscente Luis Zapatero avrà archiviato la sua storia politica di guida del governo, come nel 2004 toccò sorprendentemente anche a José Maria Aznar. Ma non si tratta in questo caso di una sorpresa, perchè è stato lo stesso Zapatero a non volersi ricandidare, anche per non andare incontro a una sconfitta ineluttabile, secondo tutti i sondaggi, che avrebbe potuto umiliarlo. Il suo tasso di popolarità è prossimo allo zero e su di lui si concentra la rabbia popolare contro la crisi e l’aumento vertiginoso della disoccupazione.
Colui che sostituisce Zapatero nella corsa per la premiership è il suo ministro degli esteri Alfredo Perez Rubalcaba, 60 anni, politico navigato del Partito Socialista, ma candidato modesto quanto ad appeal e capacità di dare una sveglia all’elettorato di sinistra.
I sondaggi dicono che lo batterà nettamente Mariano Rajoy, 58 anni, originario della Galizia, il quale a capo del Partito Popolare, ha già perso contro Zapatero nel 2008. Oggi, il suo partito viene dato tra il 45% e il 47%, contro un 28-30% dei socialisti. E i popolari otterrebbero pure la maggioranza assoluta dei seggi, intorno a 190 su 350, contro i circa 115 in media dello Psoe. Un risultato, che consentirebbe a Rajoy di governare in assoluta tranquillità, malgrado dovrà affrontare una situazione economica vicina al collasso, con un tasso di disoccupazione del 22%, che tra i giovani sale al 44%, record in Europa.
Se domenica Rajoy diventerà premier, a capo di una larga maggioranza di centrodestra, è molto probabile che molte delle leggi laiciste dell’era Zapatero vengano spazzate via. Non è chiaro se il matrimonio gay verrebbe cancellato, ma di certo sarebbe di molto limitato, così come il candidato dei popolari ha dichiarato di volere rimettere mano alla legge sull’aborto, per modificare due-tre cose, non per cancellarla. Per la Spagna inizia un’altra era.