Crisi: ecco cos’è lo spread e perché rischiamo di fallire per un meccanismo che non dipende solo da noi

Senza voler essere pessimisti, ma per dovere di cronaca, è giusto riportare che dai primissimi giorni di Agosto la situazione dell’Italia ha cominciato a precipitare per un meccanismo finanziario, che in pochissimi conoscono e che non è affatto direttamente proporzionale al comportamento della politica ed all’andamento economico del nostro Paese.

A voi sembra normale che ogni mese serva una manovra aggiuntiva perchè lo spread aumenta? Vi pare normale che ogni mese ci aumentano una tassa o ci tolgono un diritto per pagare l’aumento degli spread a vantaggio dei finanzieri? Ma di cosa stiamo parlando? Sembra la situazione di un cittadino alle prese con un mutuo a tasso variabile, che però in questo caso non cresce mese per mese, ma giorno per giorno, se non addirittura ora per ora.

Ma lo spread da cosa dipende? Si è vero che un’economia solida ed una politica stabile possono rassicurare i mercati, ma nella pratica attacchi speculativi sono possibili all’ordine del giorno, a prescindere da qualsiasi altra cosa che non dipenda da chi voglia guadagnare speculando e facendo salire il tasso d’interesse dei nostri titoli di stato, secondo una spietata, quanto remunerativa, logica di compravendita. E poi non possiamo neanche stare con l’ansia che a seconda della singola dichiarazione di un esponente, politico o economico, lo spread riprenda a volare. Esempio lampante stamattina: di nuovo polemiche tra i partiti che sosterranno il governo Monti, e spread che vola, esce Alfano dalle consultazioni elettorali col presidente del Consiglio incaricato esternando ottimismo e lo spread riscende leggermente. Cioè mi state dicendo che la tasse che paghiamo noi cittadini e l’andamento dei prestiti richiesti dalle nostre imprese dipendono da questo? Quindi in teoria potrebbe rendersi necessaria una manovra finanziaria a settimana, se lo spread, cioè il differenziale sul tasso d’interessi dei nostri titoli rispetto a quelli tedeschi continuasse a salire!

La soluzione a prima vista rivoluzionaria, ma unica realmente plausibile, è la seguente. Gli Stati devono decidere questo: “Da oggi noi su tutti i btp paghiamo tot d’interesse l’anno, stop, spread o no spread”.

La Grecia paga 40 dopo 10 anni, a chi gli presta 10, vi rendete conto? Di che cosa stiamo parlando allora: di economia reale o fittizia!??! Cosa risolvono a continuare a prestargli soldi? Devono semplicemente stabilire di far pagare un tasso d’interesse fisso sui debiti pregressi, molto più basso di quello deciso dai mercati e che aumenta ogni secondo, il resto sono solo favole che aggravano il problema giorno per giorno! Ovvio che daremo all’Italia ed ai Paesi meno virtuosi tassi da pagare più alti di quelli per esempio dove la politica, e non solo, si è comportata in modo da raggiungere risultati economici migliori, ma non oltre un certo limite. Un po’ come successe sempre sui mutui a tasso variabile, quando una volta divenuti insostenibili, lo Stato Italiano legiferò la possibilità per i debitori di passare ad un tasso fisso, che non poteva essere rifiutato dalle Banche. In caso contrario potremmo arrivare addirittura all’estremo di pagare più d’interesse che di debito stesso.

Ci metteremo contro l’Ue, il Mondo? A questo punto che importanza ha? Meglio tra qualche tempo trovarsi nella condizione di non poter restituire nè gli interessi, nè il capitale prestato, a nessuno, perchè saremo falliti, o meglio ridare capitale ed un interesse ragionevole a tutti i nostri creditori? Mantenendo comunque un tasso d’interesse alto, ma non insostenibile (e quindi anche meno rischioso per chi lo acquista), si garantirebbe poi che quest’ultimi continuino a finanziare il debito con ulteriori prestiti.

Quest’occasione poi servirà al Mondo come precedente importante che porti le menti pensanti a ridiscutere l’intero Sistema Mondiale, che non può essere lasciato al governo esclusivo ed intangibile delle Banche e della Finanza, le quali, senza rischiare di cadere nel qualunquismo, rappresentano i responsabili numero 1 delle disuguaglianze economiche e sociali esistenti tra i 7 miliardi di abitanti di questo Pianeta.

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