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Russia scarica Iran, “finito il tempo delle sanzioni”. Intervento vicino

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Giuseppe Timpone

Il tempo per un’operazione militare contro Teheran potrebbe essere molto più vicino di quanto si pensi. Ieri il ministro degli esteri della Gran Bretagna, William Hague, a margine di un incontro a Bruxelles con i suoi colleghi dell’Unione Europea, ha affermato che non è al momento intenzione del suo Paese chiedere un intervento militare contro l’Iran, ma che la UE aumenterà da ora le sue pressioni sulla Repubblica islamica al fine di ricevere le risposte giuste dal regime degli ayatollah, confermando in ogni caso che nessuna opzione può essere esclusa e tutte le scelte restano sul tavolo. Ma non è una vera notizia il fatto che la Gran Bretagna sia schierata con gli USA e Israele contro Teheran. La novità certamente rilevantissima è che anche la Russia sembra avere abbandonato le sue tradizionali riserve contro possibili attacchi all’Iran, con il suo ministro degli esteri, Serghei Lavrov, che ha affermato che “per l’Iran il tempo delle sanzioni è finito”. Parole pesantissime per Ahmadinejad e il suo regime, dato che la Russia è un alleato storico della Repubblica degli ayatollah.

A questo punto, la svolta di Mosca potrebbe essere spiegata in due modi, che non si escludono tra loro. Da un lato, Putin e Medvedev potrebbero volere fare capire a Teheran che non può continuare a tirare la corda e che da parte loro una “copertura” inizia a diventare molto difficile, dopo le ultime conferme, secondo il rapporto dell’agenzia atomica Aiea, che il governo di Ahmadinejad starebbe militarizzando il già poco chiaro programma nucleare.

Ma la spiegazione potrebbe anche essere un’altra. Mosca potrebbe avere compreso che l’opzione militare è molto realistica e che contrastarla rischia di portare la Russia all’isolamento internazionale, magari sostenuta solo da pochi stati, senza potere così incidere sugli equilibri internazionali. Un pò come accaduto di recente con la Libia, il rischio per i russi sarebbe di gridare inutilmente contro una guerra, senza potere eventualmente poi partecipare sui benefici della stessa in termini di geo-politica. Quindi, meglio dare il suo apporto, trasformando una sempre più probabile guerra da intervento anglo-americano e israeliano a un più complesso piano militare ONU, con il suo appoggio determinante e il suo controllo.

Ma questa spiegazione porta solo alla conclusione che l’intervento degli Stati Uniti sarebbe se non imminente, almeno certo nelle intenzioni.

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Giuseppe Timpone