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Iran prepara bomba atomica, verso conflitto con Israele?

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Giuseppe Timpone

Il rapporto Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, è stato chiaro ieri, quando è stato divulgato in 12 pagine, in cui si stabilisce che l’Iran lavorerebbe a piani nucleari fin dal 2003, ma anche in questa fase sarebbero in atto alcune sperimentazioni che lasciano prefigurare che la Repubblica islamica si accingerebbe a effettuare un test, appunto, per una bomba atomica. Secondo il rapporto, inoltre, gli studi nucleari in Iran non sarebbero soltanto mirati a scopi civili, ma potrebbero essere finalizzati alla costruzione di ordigni. Un esito molto chiaro, forse più duro di quanto ci si attendesse, che mette l’Iran con le spalle al muro, anche se al momento si registrano le dichiarazioni di Mosca, che tramite il suo ministro degli esteri parla di dubbi e della volontà da parte di chi ha scritto il rapporto di annullare le possibilità per un accordo diplomatico. La risposta del presidente Ahmadinejad, invece, non si è fatta attendere. Il capo di stato iraniano ha affermato che ci sarebbero cinque punti che confuterebbero la tesi degli scopi bellici degli studi nucleari di Teheran, aggiungendo che se l’Iran volesse contenere la forza degli USA nella regione, non avrebbe bisogno di armi nucleari.

Piaccia o meno, le probabilità che si giunga a uno scontro militare sono aumentate moltissimo da ieri. E se l’opzione di intervento di Israele veniva data quale un fatto solitario, con le prese di distanza persino dagli alleati storici americani, adesso si vocifera già della costruzione di un’alleanza anti-Iran, costituita da USA, Israele e Arabia Saudita.

Si tratta, a ben vedere, dei tre stati che hanno in Teheran il loro nemico più temibile. Israele teme di essere accerchiata e cancellata dalla geografia mediorientale da un possibile armamento nucleare della Repubblica degli ayatollah. Eliminando Siria e Iran, Tel Aviv si assicurerebbe un futuro del tutto diverso, a beneficio anche della stabilità in tutta la regione. Gli USA sono lo storico nemico di Teheran e una vittoria sugli ayatollah avrebbe la conseguenza non solo di avviare un percorso di riappacificazione con un pò tutti gli stati del Medio Oriente, ma anche le conseguenze sul piano del controllo del greggio sarebbero interessanti per Washington.

Per non parlare dell’Arabia Saudita, che si sbarazzerebbe di uno stato avversario e potrebbe così affermarsi quale nuovo leader nella regione, sostituendo l’arte della diplomazia alla retorica anti-USA e anti-Israele, che crea fortissime tensioni tra gli stati. Chi lo sa se i motori degli aerei si stanno già scaldando!

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Giuseppe Timpone