La situazione politica in Grecia non si sta sbloccando, contrariamente alle attese di un cambio di premier rapido. I colloqui tra il capo del governo uscente e leader dei socialisti del Pasok, George Papandreou, e il leader della maggiore formazione di centrodestra, Nea Demokratia, Antonis Samaras, stanno procedendo, ma non ci sarebbe ancora alcuna intesa su chi debba guidare il nuovo governo. E’ quanto emergerebbe in queste ore, mentre ieri sera la TV pubblica Net dava quasi certo un accordo che, secondo le indiscrezioni dei primi minuti della crisi, prevederebbe la nomina a premier di Papademos, ex vice-presidente della banca centrale ellenica. Ma lo stallo sulle trattative potrebbero favorire anche una scelta diversa e gira anche il nome di un economista, tale Nikiforus Diamanduros. In realtà, la questione gira tutta intorno a una richiesta precisa di Papademos, ossia di avere la massima autonomia nell’attuare il breve programma che il governo dovrà affrontare nelle poche settimane in cui rimarrà in carica.
Un accordo tra socialisti e moderati prevede, infatti, che si torni al voto anticipato il 19 febbraio e, quindi, il nuovo governo durerebbe giusto il tempo per mettere in atto le riforme chieste da UE e Fondo Internazionale e per recepire i nuovi aiuti europei, il cui stanziamento ammonta complessivamente a 130 miliardi di euro.
Intanto, dalla Casa Bianca si fanno pressanti gli appelli, affinchè la Grecia adotti subito le riforme chieste dall’Fmi per affrontare la crisi. Gli americani temono, infatti, che la sfiducia dei mercati travalichi la dimensione europea, contagiando anche l’altra sponda dell’Oceano. Tuttavia, le rilevanti differenze tra i due partiti potrebbero impedire una piena attuazione dell’accordo sulle riforme, anche in considerazione del clima di fatto elettorale, che lacererà ancora di più il Pasok, la cui leadership di Papandreou potrebbe essere sostituita da quella del ministro delle finanze, Evangelos Venezilos, da tempo considerato l’anti-premier.
Con le nuove elezioni si chiude la legislatura più travagliata e drammatica della storia recente greca. Arrivati al governo nell’ottobre del 2009, i socialisti sono subito alle prese con un debito fuori controllo e un deficit schizzato al 15% del pil, frutto entrambi di conti truccati con responsabilità bipartisan da quasi un decennio.