Inizia malissimo la settimana delle negoziazioni per il mercato monetario. Dopo il vertice fallimentare del G20, che di fatto ha solo registrato un nulla di fatto e lo stallo sul nuovo Efsf, che nessuno ha voluto esplicitamente finanziare, i titoli di stato italiani sono sotto attacco in queste ore, con il differenziale di rendimento dai Bund tedeschi che si allarga vicino a quota 500 punti base. Quando siamo quasi alle ore 10, lo spread tocca i 490 bp, con il decennale che ormai rende il 6,66%.
Siamo sempre più vicini, dunque, a quella soglia del 7%, che ha portato Grecia, Portogallo e Irlanda a richiedere gli aiuti internazionali, a causa della non sostenibilità del rifinanziamento del loro debito. Malgrado il neo-governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, abbia chiarito come per noi la soglia critica inizi con un rendimento intorno all’8%, tuttavia, la situazione è di allarme rosso.
Schizzano anche i rendimenti del Cds, i credit default swaps, che altro non sono che i titoli assicurativi del rischio default del nostro Paese. Al momento, il loro tasso è di 492 punti, mentre Milano perde, in linea con le altre borse, intorno al 2,2%, anche se sembra ridurre le perdite.
A incoraggiare le vendite dei nostri titoli concorre anche la situazione politica interna all’Italia, ravvisata come molto incerta dall’estero, a causa dei movimenti in uscita dalla maggioranza di governo di alcuni parlamentari, che potrebbero determinare la fine imminente dell’esecutivo e il venire meno dell’adozione delle misure che l’Italia si è impegnata a varare, per rilanciare la crescita e per il risanamento dei conti.