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Mentre il mondo attende che si faccia da parte, Berlusconi spera negli “irresponsabili”

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Giuseppe Di Spirito

Una settimana delle più intense, tra Italia ed Europa, ed il sabato passato ad ascoltare il “bollettino di guerra”, cercando di riprendere le briglie del “cavallo impazzito” che rappresenta ormai la sua maggioranza di governo. Silvio Berlusconi decide infine di emanare l’ennesimo comunicato “fotocopia” all’insegna del minimizzare, parlando di “pettegolezzi” e “chiacchiere” di palazzo, relativamente al fatto che ormai anche i suoi fedelissimi lo stanno esortando a lasciare la poltrona: “Deludo i nostalgici della prima Repubblica, non me ne vado. Continuo la battaglia”. Lo stesso Angelino Alfano, che con Denis Verdini e a Gianni Letta viene indicato come colui che a bassa voce sta cercando di portare alla ragionevolezza il premier, comunica poi che tutti i nodi saranno sciolti sempre e comunque in Parlamento, senza dimissioni dell’esecutivo: “Possono esserci riflessioni nei prossimi giorni sulla condotta politica da scegliere per favorire il più vasto concorso possibile di forze politiche e sociali”.

Allusioni ad allargamenti di maggioranza che risultano irritanti per il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che sbeffeggia tali ipotesi, insieme a quelle di “governi tecnici”, e con tono belligerante le definisce “Colpi di Stato che andrebbero combattuti con la rivoluzione”.

Vani sembrano quindi i richiami del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla “coesione nazionale” indispensabile per far “rialzare” l’Italia, e vani sembrano anche gli interminabili appelli che provengono dal Paese e dal mondo, dall’esterno e dall’interno dell’area di governo, ultimo in ordine di tempo quello del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che ha parlato di “una strada molto saggia” che Berlusconi potrebbe intraprendere, decidendo “liberamente” di lasciare e cercare uno sbocco “per un governo diverso”.

L’ennesimo “effetto boomerang” è arrivato con la questione del “monitoraggio” del Fmi, annunciato in pompa magna dal premier in conferenza stampa, ma a quanto pare analizzato in maniera completamente diversa dagli osservatori nazionali ed internazionali. Il settimanale tedesco Spiegel ha infatti titolato: “Umiliazione totale, è l’ultima chance”, parlando di un Berlusconi che ha ormai perso il favore dei suoi partner europei, con le riforme anticrisi che sono state in pratica prima “espropriate” ed ora sorvegliate, dopo tante promesse a vuoto, anche dal Fondo Monetario Internazionale. Titolo addirittura drammatico anche dal Financial Times: “In the name of God and Italy, go!” (In nome di Dio e dell’Italia, vattene!). In un durissimo editoriale, il quotidiano inglese accusa Berlusconi di “minimizzare la crisi del debito” (qualcuno ricorderà l’infelice battuta sui “ristoranti pieni”) e sostiene che il monitoraggio Fmi potrebbe essere una cosa positiva se non ci fosse l’attuale leadership in Italia, la stessa che in anni di governo si è dimostrata “inaffidabile”.

Comunque la si pensi, la questione del FMI è ancora una volta partita male, e speriamo che non finisca peggio. Il direttore generale Christine Lagarde (nella foto) sembra infatti non disdegnare le stesse critiche rivolte da tanti altri: “Il problema dell’Italia e’ la mancanza di credibilita” aveva infatti sentenziato, smentendo contestualmente una precisa affermazione del presidente del Consiglio: “l’Fmi non ha offerto all’Italia dei fondi poiche’ il Paese non ha bisogno di strumenti come le linee di credito precauzionali”.

Una inspiegabile “doppia verità” (o solo l’ennesima gaffe) quindi, per una Italia che ha bisogno di smettere di farsi del male in questo modo, ormai quotidianamente, e cambiare urgentemente passo, mentre Berlusconi procede coi paraocchi e confida ancora nella “responsabilità” di tutti coloro che gli stanno voltando le spalle. Sarebbe allora il caso di dire che spera nella loro “irresponsabilità”.

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Giuseppe Di Spirito