Ieri, il debutto di Groupon in borsa, società leader mondiale nelle vendite scontate online di beni e servizi geo-localizzati, era atteso e anche temuto, dopo la pubblicazione di performance non proprio brillanti negli ultimi mesi, con ricavi in netto rallentamento di crescita e perdite per oltre 180 milioni nel 2010, a causa delle ingenti spese di marketing della società.
Eppure, il titolo ieri veniva quotato solo per il 5% circa del suo capitale. Fino a due giorni fa, si parlava di un valore di collocamento di 16-18 dollari per ciascuna delle 35 milioni di azioni in vendita, ma alla fine alla vigilia dell’Ipo, il prezzo comunicato era salito a 20 dollari per azione, che comportava una valutazione complessiva della società per 12,6 miliardi circa.
E nonostante i timori per un riscontro non proprio entusiasmante a Wall Street, invece, il titolo ieri ha subito un vero e proprio boom, con un’impennata del suo valore di oltre il 50%. La quotazione, infatti, ha chiuso a 30,5 dollari per azione, contrariamente agli auspici degli analisti per un apprezzamento non oltre il 40%, soglia oltre la quale potrebbe innescarsi un meccanismo di pura speculazione, con la nascita di una bolla potenzialmente pericolosa.
Molto probabilmente avrà contribuito a tenere molto in alto il valore del titolo la piccola fetta quotata in borsa. Ai valori di chiusura di ieri sera, Groupon adesso varrebbe 16 miliardi circa, circa dieci volte in più il fatturato atteso per quest’anno; un dato considerato sopravvalutato, sebbene resti inferiore alle stime di 20 miliardi effettuate prima dell’estate, quando ancora non erano noti alcuni punti oscuri dei conti aziendali.