La SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) ha deciso di riscuotere i diritti d’autore anche sulle musiche dei trailer cinematografici. Lo ha deciso ora, anche se la legge avrebbe consentito questo già molto tempo fa. La decisione è stata favorita anche dall’accordo che la società per i diritti d’autore ha raggiunto con l’AGIS (Associazione Italiana Generale Spettacolo) e con ANEC, ANEM, ACEC e FICE, società cinematografiche ad essa inerenti. Questa scelta ha portato all’imposizione di un pagamento da parte di quei siti che usavano pubblicare sulle loro pagine dei trailer cinematografici, spesso praticando un “incorporamento” (embed) da siti come Youtube. L’accordo con l’AGIS puntava alla regolarizzazione delle musiche usate nei trailer, ma anche quelle di stacco o sottofondo usate nei cinema.
Il problema e le conseguenti proteste nascono dal fatto che Youtube paga già un corrispettivo alla SIAE per i diritti d’autore di quelle musiche. Ovviamente, imporre anche ai siti di pagare un’imposta alla SIAE equivale, in teoria, ad avere una doppia tassa, che la SIAE e i suoi autori incasseranno per l’utilizzo dello stesso prodotto.
Secondo Manlio Mallia, vicedirettore generale della SIAE, la questione ruota intorno alla “comunicazione al pubblico”. Mallia spiega: “La licenza YouTube esclude gli embed e i siti, con gli embed, si arricchiscono di contenuto“. Quindi questi siti utilizzano le musiche dei trailer per aumentare il proprio traffico, per cui non basta che a pagare (lautamente) sia un colosso come Youtube, devono pagare anche questi siti. Si faccia conto che moltissimi siti che trattano di cinema, nonostante possano essere molto visitati, sono dei siti che lucrano veramente poco e che si reggono grazie alla passione degli articolisti, che spesso lavorano gratis o dietro compensi irrisori.
La norma verrà applicata ai cosiddetti “siti commerciali” e non a blog e siti personali non commerciali; qui sorge un altro dilemma: quali sono i parametri per giudicare se un sito sia commerciale o meno? Occorre che la SIAE analizzi caso per caso le situazioni dei tanti siti che si occupano di cinema; Mallia stesso ha dichiarato che “per alcuni siti potrebbero essere stabilite licenze ad hoc“.
La situazione sembra perciò alquanto ingarbugliata e la SIAE dovrebbe quantomeno impegnarsi a fare maggior chiarezza, nonostante l’applicazione della norma sembri un modo come un altro per obbligare dei siti medio-piccoli a svenarsi, solo per poter “embeddare” qualche trailer.