Mancano due settimane alle elezioni politiche anticipate in Spagna e lo scenario che si preannuncia è di una valanga azzurra, per una vittoria molto solida che il Partito Popolare di Mariano Rajoy dovrebbe ottenere. Lo confermerebbe anche l’ultimo sondaggio, realizzato dal Centro studi sociali, il quale assegna al centrodestra dei Popolari tra i 19o e i 195 seggi, contro gli appena 116-121 dei Socialisti. La maggioranza assoluta dei seggi si ha a quota 175, essendo il Congressi di 350 seggi in tutto. Il distacco tra i due partiti sarebbe enorme, pari a 16-17 punti percentuali, con il PP dato intorno al 46-47% contro il 30% circa dei Socialisti.
Pensare che soltanto tre anni e mezzo fa, il partito del premier uscente Luis Zapatero si era imposto con il 43% dei consensi contro il 39% circa dei Popolari. La crisi economica e sociale della Spagna (disoccupazione oltre il 21%, crescita zero, banche a rischio collasso e titoli di stato sotto attacco) ha annientato il consenso elettorale della sinistra spagnola dello Psoe, che a maggio ha rimediato la più grave sconfitta del dopo-Franco, perdendo le elezioni municipali e regionali pressoché ovunque si fosse andati a votare.
Il prossimo lunedì, in TV si terrà l’unico dibattito al quale prenderanno parte i due candidati premier, Mariano Rajoy per il Partito Popolare e Alfredo Rubalcaba, per il Partito Socialista. I due dovrebbero ribadire le ragioni della loro campagna elettorale. Il primo punterà sul risanamento e sulle misure necessarie per fare uscire la Spagna dalla crisi, mentre Rubalcaba ha cavalcato (pare, senza successo) il tema della difesa dello stato sociale e la lotta alla disoccupazione giovanile, al 44%. Il dibattito sarà seguito praticamente da tutte le TV spagnole e moderato da due arbitri della federazione di pallacanestro, che cronometreranno in modo pignolo il tempo a disposizione di ciascun candidato.
Tuttavia, l’essere stato al governo di Zapatero rende poco credibile le proposte di rilancio dell’occupazione da parte del candidato dello Psoe, in quanto proprio il malessere per una disoccupazione stellare e senza precedenti è alla base dello spostamento dell’elettorato, che tra due settimane dovrebbe voltare pagina e chiudere con l’era zapateriana. L’unico dubbio rimane solo la portata della vittoria, se cioè i Popolari avranno o meno bisogno di qualche formazione politica autonomista per governare.