L’inchiesta sulla Giostra della Quintana ha sollevato un polverone su una questione spesso dibattuta da molti animalisti, ma altrettanto spesso messa a tacere da quanti sostengono ed incentivano queste manifestazioni.
La sentenza in primo grado del tribunale di Perugia ha condannato con l’accusa di doping veterinari, fantini e responsabili di scuderia coinvolti nelle gare per il palio della Giostra della Quintana di Foligno. Secondo il tribunale i cavalli che correvano per il palio sarebbero stati dopati e imbottiti di farmaci per migliorare le loro prestazioni fisiche. Un accusa fortemente respinta dal presidente della Quintana Domenico Metelli che subito dopo la sentenza ha affermato: “Tutto il popolo della Quintana si stringe intorno a questi ragazzi perchè il doping è distante anni luce dalla Quintana”.
Alla luce delle intercettazioni telefoniche pubblicate dai quotidiani lo scorso 3 novembre, le parole del presidente Metelli suscitano ancora più indignazione. Leggendo le 676 pagine di intercettazioni emerge chiaramente quante ingiustizie e quanti interessi economici ci siano alla base di queste corse. Un giro di affari e di illegalità che rimane nascosto al pubblico e di cui si parla troppo poco. Il Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla dopo aver letto le intercettazioni ha così commentato: “È davvero una vergogna quanto emerge dagli atti dell’inchiesta relativa alla Giostra della Quintana di Foligno, resi noti dalla stampa. Una realtà squallida e censurabile che, ancora una volta, vede gli animali vittime di abusi e maltrattamenti che non vogliamo trovino più alcuno spazio in un grande paese civile quale è l’Italia”.
A divulgare le notizie relative all’inchiesta è la “Padania”, sostenuta sia dall’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) che dalla LAV (Lega Anti Vivisezione).