Oggi il governo di George Papandreou affronta l’ennesimo voto in bilico del Parlamento e anche questa volta la fiducia che l’esecutivo cerca tra i deputati potrebbe venire meno. I socialisti del Pasok, partito di maggioranza, conta ora solo 152 deputati sui 300 in totale. Uno scarto di soli due voti, ma che non può tranquillizzare il premier, dato che già ieri erano dati in fuga alcuni deputati dalla maggioranza, che dopo l’annuncio di Papandreou di indire un referendum, avevano espresso la loro volontà di non rinnovare la loro fiducia al suo esecutivo. La TV pubblica Net parlava, addirittura, di governo senza maggioranza, dando un risultato di 150 a 150, che non farebbe passare la fiducia. Tuttavia la situazione resta molto confusa, sia a causa del numero incerto di quanti sosterranno oggi il governo, sia perchè ieri il premier, le cui dimissioni venivano date per imminenti, ha invece annunciato che allargherà la maggioranza alle opposizioni. Anche il suo ministro delle finanze, Evangelos Venezilos, ha parlato di una maggioranza non inferiore all’obiettivo di 180 deputati, ma che al momento, senza un esplicito sostegno delle opposizioni, sembra un obiettivo del tutto velleitario.
Ad aggravare la crisi nella maggioranza vi è stata anche la decisione dell’esecutivo di azzerare tutti i vertici militari nominati nel 2009 dal governo di centro-destra, dando l’impressione che il Pasok tema il risultato di nuove elezioni e facendo parlare anche di tentativo di golpe, che resterebbe dubbio nelle origini.
Le opposizioni, infatti, compresa la sinistra comunista, hanno definito immorale quanto fatto da Papandreou con le forze armate, perchè mette in pericolo la fragile democrazia ellenica, alle prese con la più grave crisi sociale ed economica dal golpe dei colonnelli del 1974. E il premier esce fortemente indebolito anche dal passo indietro sul referendum, che scontenta adesso tutte le anime del partito, perchè sconfessa la linea iniziale dei falchi anti-austerity, ma al contempo non può soddisfare neanche coloro che vi si erano opposti, perchè l’annuncio e la smentita successiva del voto popolare getta un’aria di fortissimo discredito sull’esecutivo e sull’intera Grecia, che molti ora vorrebbero in Europa fuori dall’Eurozona.
Malgrado Papandreou dovrebbe anche oggi confermare l’intenzione di non lasciare la guida dell’esecutivo, si parla insistentemente di “governo tecnico”, che potrebbe allargare la maggioranza al centrodestra di Nea Demokratia, anche se l’opposizione continua a chiedere elezioni anticipate.