Cina rivaluta yuan e guarda con interesse all’Efsf

E’ notizia di questa mattina che la Cina ha annunciato di avere fissato una nuova parità del tasso di cambio tra yuan e dollaro, portando ai massimi di sempre, a 6,3165, anche se qualche ora dopo il cambio registrava una lieve flessione a 6,3481, ossia la soglia minima che lo yuan può toccare rispetto al dollaro, secondo le regole fissate dalla banca centrale di Pechino.

La misura è il frutto della volontà del governo cinese di mostrarsi disponibile proprio in concomitanza del vertice del G20 a Cannes, in Francia, dove la Cina incontra gli altri partner dell’economia globale. La mossa punta ad evitare le critiche di USA e UE, che rimproverano ai cinesi di tenere il loro tasso di cambio eccessivamente sottovalutato, al fine di incentivare le esportazioni.

Il problema resta, anche se nelle ultime settimane Pechino ha mostrato di non volersi chiudere al problema della rivalutazione, ma puntando a una strategia che le consenta di non impattare molto negativamente sulla propria economia. Da quando nel giugno del 2010, è stata reintrodotta la possibilità di una fluttuazione quotidiana contenuta del tasso di cambio, lo yuan si è rivalutato del 7% a fine agosto 2010.

Intanto, a Cannes, i cinesi continuano a dirsi preoccupati della situazione debitoria europea, dato che hanno investito 550 miliardi di dollari in bond dell’Eurozona, di cui circa 75-80 miliardi di euro sono titoli di stato italiani. Nelle scorse settimane, Pechino aveva espresso la volontà di investire fino a 100 miliardi di dollari nelle emissioni del nuovo Efsf, ma le ultime vicende dell’annunciato e poi ritirato referendum greco e le turbolenze sui mercati dell’Eurozona hanno al momento convinto un pò tutti i Brics a non intervenire, in attesa di una schiarita.

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