Grecia, Papandreou perde maggioranza. Voci di colpo di stato

La TV pubblica greca Net ha appena battuto la notizia che il governo socialista di George Papandreou non avrebbe più la maggioranza dei seggi in Parlamento a causa dell’abbandono di due deputati in segno di protesta contro la decisione del governo di indire il referendum sui nuovi aiuti europei, contravvenendo agli impegni con UE, BCE e FMI. A questo punto, scende a 150 il numero dei parlamentari ancora fedeli a Papandreou, su un totale di 300. Pertanto, la già risicata maggioranza del Pasok non esisterebbe più a meno di 24 ore dal voto di fiducia previsto per domani. Se tale dato fosse confermato (ma sembra certo), la Grecia pare essere destinata a sprofondare nel caos, visto che la situazione politica e sociale è di pura emergenza.

Oggi il premier si trova a Cannes, dove incontrerà i leaders europei al vertice del G20, nel suo prima faccia a faccia dopo l’annuncio del referendum. L’Europa molto probabilmente gli chiederà di tornare indietro nella sua decisione, salvo essere oggetto di durissime ritorsioni, quali il blocco immediato degli aiuti già stanziati.

Ma è da ieri che circolano insistenti le voci di un possibile colpo di stato ad Atene, il primo dopo quello del 1974. Il governo, infatti, ha rimosso tutti i vertici militari, con una decisione che non ha precedenti nella storia recente del Paese e che segnala la fine imminente dell’esperienza di governo. I vertici erano stati designati nel 2009 dal governo di centro-destra di Nea Demokratia, che ora protesta, paventando il tentativo dei socialisti di prendere il potere con la forza, a poche ore dalla caduta del loro governo, in vista di una pesante sconfitta alle elezioni prossime, che a questo punto dovrebbero essere anticipate a breve.

Antonis Samaras, il leader di Nea Demokratia, ha aperto ufficialmente la sua campagna elettorale, segno dell’aria che si respira nel Paese, e ha attaccato duramente Papandreou, che prima avrebbe concluso un accordo in Europa, per poi disfarlo dopo poche ore, e che rischia di dividere ancora di più i greci con il suo referendum. Oltre tutto, l’art 44 della Costituzione greca vieta di indire referendum sulle questioni economiche, come accade anche in Italia, per cui la scelta del governo avrebbe un profilo chiaramente incostituzionale.

Ad Atene, c’è aria di qualcosa di grosso che potrebbe accadere, e la cosa potrebbe precipitare nel caso il Paese uscisse fuori dall’Eurozona. La decapitazione dei vertici militari di ieri è un brutto segnale, che potrebbe preannunciare una svolta autoritaria.

 

 

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