Restano ancora l’opposizione industriali del calibro di Luca Cordero di Montezemolo a non capire che i governi non si possono creare in laboratorio o in un qualche pensatoio ben allestito da quotidiani, banche e fette di capitali lobbisti.
I governi li fanno gli elettori; possono piacere o no, ma sono i cittadini a fare i governi e le maggioranze, questa è l’essenza della democrazia. Ed è anche la convinzione inossidabile del premier Berlusconi, il quale domani dovrebbe riunire l’ufficio di presidenza del PDL, in vista sia del prossimo appuntamento dell’Eurogruppo a Cannes, sia anche della fitta agenda parlamentare e politica delle prossime settimane, con il varo di un pacchetto di misure, per rilanciare la crescita e affrontare la crisi emergenziale, che anche oggi si intensifica e lascia intravedere scenari da incubo. Le misure non saranno approvate tutte in un colpo. Questo, per due motivi essenziali: il primo è che così si avrà tempo per studiare e approvare in modo serio e rigoroso punto per punto del piano. La prima data è il 15 di novembre, entro cui saranno varate nuove norme per i fondi europei. L’obiettivo è di fare in modo che le regioni meridionali non sprechino risorse e le utilizzino solo per rilanciare realmente la crescita e non per fare clientelismo spicciolo inutile e dannoso per l’economia.
L’altra ragione per cui le misure saranno spacchettate è che così il governo prenderà il tempo necessario per allontanare l’ipotesi di un esecutivo tecnico (o di emergenza, di salute pubblica, di decantazione, di unità nazionale, a secondo dei gusti), perchè, ragiona il premier, se si arriva fino a gennaio-febbraio, non ci saranno più i tempi tecnici per vararlo.
All’inizio del nuovo anno, quindi, ci sarà la presentazione e poi l’approvazione della liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali, con la previsione di una clausola di salvaguardia di qualità dei servizi stessi. Infine, la riforma delle pensioni.
Non è poi soddisfatto Berlusconi del modo in cui l’opposizione sta affrontando l’emergenza. Tutti, ad eccezione dell’UDC, sarebbero per inviare una contro-lettera all’Europa, cosa che scadrebbe nel ridicolo. Casini si tira fuori dall’idea folle, che sarebbe avvertita come una buffonata all’italiana, mentre il premier si dice convinto che la crisi sia europea e che l’Italia sarebbe soltanto avvertita quale anello debole della catena e paga per questo più di altri.