Permettere a quelle aziende che versano in uno stato di crisi di licenziare i dipendenti anche se questi hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato. E’ questa, semplificando, una delle misure contenute nella lettera che il Governo italiano ha inviato all’Unione Europea; trattasi della cosiddetta norma sui “licenziamenti facili”, per la quale i Sindacati stavolta appaiono fermi e compatti nel minacciare lo sciopero generale, il primo unitario dopo parecchio tempo di divisioni. Ma cosa succede con i licenziamenti facili? L’occupazione aumenta oppure diminuisce? Ebbene come sempre la Cgia di Mestre, attenta ai temi legati al lavoro ed al fisco, ha fornito attraverso il proprio Ufficio Studi una stima particolarmente interessante.
Nel dettaglio, “applicando” i licenziamenti facili in questi ultimi anni, quelli della crisi finanziaria ed economica, ad oggi il tasso di disoccupazione in Italia non sarebbe al livello attuale, pari all’8,2%, ma ben più alto, per la precisione all’11,1%; questo, stando ai numeri della Cgia di Mestre, significherebbe che ad oggi fuori dal mercato del lavoro, in quanto disoccupati, ci sarebbero quasi 739 mila persone a spasso in più.
Sulla norma sui licenziamenti facili in prima linea per un possibile sciopero generale c’è la Cgil, con il Segretario Generale, Susanna Camusso, che in un’intervista a “L’Unità” ha ribadito come l’attuale Governo in carica non sia per nulla idoneo a fare le riforme strutturali, e come abbia “solo creato diseguaglianze e precarietà“. “Non vorranno mica licenziare per decreto?” ha aggiunto il Segretario Susanna Camusso nel ribadire come senza un passo indietro del Governo la mobilitazione sia inesorabilmente alle porte.