Il vice-presidente del Consiglio nazionale di transizione, Abdel Hafiz Ghogha, ha dichiarato che gli assassini dell’ex rais Muhammar Gheddafi, chiunque essi siano, saranno sottoposti a un processo equo in Libia. Le parole di Ghogha giungono dopo che tutta la comunità internazionale si era espressa molto criticamente verso un atto di barbarie, dimostrato dalle numerose immagini che si hanno di quegli attimi concitati dell’assassinio. Dal Cnt si fa sapere che saranno sempre rispettate le regole sulla detenzione dei prigionieri di guerra e che chi ha ucciso il colonnello, non lo ha fatto a nome dei ribelli o della Libia, ma solo a titolo personale.
Tuttavia la condanna un pò tardiva getta un’aria di semi-discredito sull’attività del nuovo governo provvisorio, già oggetto di preoccupazioni all’estero per via della sua volontà di introdurre la legge islamica, Sharia, come codice fondamentale in Libia. Si teme, infatti, che il Paese scivoli rapidamente verso l’integralismo islamico.
La famiglia Gheddafi, intanto, ha chiesto che si proceda verso un’inchiesta formale per individuare i responsabili dell’omicidio. E mentre ancora fanno il giro del mondo le immagini di quel 20 ottobre, l’autista del colonnello, tale Nasr, ora detenuto nel carcere di Misurata, ha ricostruito i minuti della cattura. L’uomo parla di un Gheddafi che per la prima volta appariva non sapere cosa fare. Quando è stato raggiunto dai ribelli, è uscito dal mezzo blindato e si è inginocchiato in segno di resa, con lo sguardo rivolto ad ovest e alzando le mani al cielo. L’autista dice che in quel momento Gheddafi sarebbe stato preso a calci e pugni. Le immagini, in realtà, mostrano scene raggelanti, con i ribelli che sodomizzano l’ex rais con un bastone.
E si apprende che il figlio prediletto Saif, in fuga nel deserto al confine con il Niger, sarebbe orientato a consegnarsi alla Corte dell’Aja per essere processato, pur di non essere catturato dai libici, temendo un processo farsa e, persino, di fare la tremenda fine del padre.
Intanto il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha fissato nella data del 31 ottobre la scadenza per la missione militare della Nato. L’intervento, di cui fa parte anche l’Italia, finirebbe così dopo oltre sette mesi.