Contratto flessibile, scontro governo-sindacati

Nel piano per la crescita che il governo Berlusconi ha presentato ieri sera a Bruxelles, oltre al capitolo spinosissimo delle pensioni, c’è stato anche un riferimento non meno importante al tema esplosivo dei contratti. In sostanza, il premier si è impegnato in un’azione di stimolo dell’occupazione e di attrazione degli investimenti, attraverso la flessibilità del contratto a tempo indeterminato, prevedendo anche in questo caso la possibilità che il lavoratore possa essere licenziato, qualora l’azienda sia in uno stato di crisi.

Verrebbe meno, quindi, la garanzia dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, che obbliga al reintegro il lavoratore licenziato senza giusta causa. Malgrado non siano ufficializzati gli aspetti normativi di dettaglio, si suppone che si tratti di un contratto, che consenta il licenziamento come già oggi avviene per le imprese con meno di 15 dipendenti, prevedendo un risarcimento in denaro, magari sulla base dell’anzianità di servizio.

Licenziamenti, dunque, più facili, ma il ministro del welfare, Maurizio Sacconi, non vuole che li si chiami così, parlando di misure per l’occupazione, invitando anche i lavoratori a non terrorizzarsi nemmeno per l’altra riforma annunciata, quelle delle pensioni, perchè l’aumento dell’età per uscire dal lavoro non sarà drastico.

Novità in arrivo anche per i dipendenti pubblici. E’ stata prevista la possibilità di accorpare uffici e spostare personale e chi si rifiuta, rischia il licenziamento. Il personale in esubero potrà essere messo in mobilità, attraverso il ricorso a una cig a stipendio ridotto. Superate, inoltre, le piante organiche.

Infine, stretta sui contratti atipici, con la previsione di un nuovo modello contrattuale per giovani e donne, con scadenza fino a tre anni.

 

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