Starebbe prevalendo in queste ore la linea tedesca, con la previsione di una richiesta alle banche che accettino una svalutazione del 60% del valore nominale dei bond greci in loro possesso. Sarebbe questo quello che le banche potrebbero essere costrette ad accettare, se l’accordo troverà stasera al vertice di Bruxelles un’intesa tra gli stati.
Fino ad ora a frenare su un possibile aumento dell'”haircut”, già previsto a luglio solo per il 21% del valore dei bond con scadenza fino al 2020, era stata la Francia, che teme ripercussioni molto pesanti sul proprio sistema bancario, molto esposto verso Atene. Ma l’aggravarsi della situazione avrebbe spinto Parigi ad ingoiare il boccone amaro, che comporterà ulteriori perdite per le banche.
Tuttavia, i francesi avrebbero ottenuto che la decurtazione del 60% avvenga su base volontaria. In sostanza, le banche potranno accettare questo tipo di accordo, oppure presentarsi alla scadenza, per riscuotere il 100% del valore nominale pattuito, ma con il rischio di perdere tutto, se la Grecia non fosse nelle condizioni di ripagare il suo debito.
I francesi hanno espresso anche la perplessità che tale misura possa essere considerata un “credit event“, che crei così le condizioni per il default.
Secondo quanto stabilito al vertice del 21 luglio, le banche hanno avuto in questi mesi la possibilità di accettare un’operazione di swap, con il ricevimento di nuovi titoli a più lungo termine, svalutati fino al 21%, al posto dei precedenti in loro possesso con scadenza fino al 2020. Pare che il tasso di partecipazione all’operazione sia stato intorno all’80-85% delle banche potenziali, sotto il target del 90% desiderata dal governo di Atene.