Al Decreto per lo sviluppo, che è in dirittura di arrivo per il prossimo Consiglio dei ministri, sarebbe stata aggiunta una norma sui lasciti ereditari, che prende spunto da una legge presentata lo scorso anno dalla maggioranza, su proposta dell’Aidaf, l’Associazione italiana delle aziende familiari.
In sostanza, si punterebbe a modificare le leggi attuali, che regolano la cosiddetta “quota di legittima” spettante ai figli, assegnando un potere maggiore al testatore. Oggi, la legge prevede che i due terzi del patrimonio vadano suddivisi in parti uguali tra tutti i figli, siano essi naturali o legittimi.
Con la nuova riforma, si prevede che i due terzi rimangano, ma che la metà di questi due terzi possa essere suddivisa a piacimento del testatore, secondo le sue volontà, anche, quindi, privilegiando uno o più figli sugli altri.
Se sarà varata dal Cdm, si prevede una dura battaglia in Parlamento, dato che dall’Idv si fa sapere che si tratterebbe di una norma “ad personam”, per risolvere la questione ereditaria della famiglia Berlusconi. In pratica, i cinque figli del premier con la legge attuale avrebbero diritto a un quinto ciascuno del patrimonio familiare. Ma essendo discendenti di due diverse mogli (Piersilvio e Marina di Carla dell’Oglio e Barbara, Eleonora e Luigi di Veronica Lario), il premier teme che i primi due siano messi in minoranza nella gestione aziendale (40% contro il 60% degli altri tre fratelli), per questo auspicando e forse avendo già sottoscritto una diversa ripartizione delle quote.
Ad ogni modo, la norma era stata sollecitata dalle aziende familiari, per dirimere possibili conflitti, che rischiano spesso di paralizzare le imprese, quando vengono ereditate in parti uguali tra figli con diverse idee di gestione. Un qualcosa che non ci può permettere in una fase di crisi come questa.