Terreni di Stato da vendere agli agricoltori, proposta Coldiretti

Una delle incognite a livello politico di questi giorni è legata alla messa a punto del cosiddetto Decreto Sviluppo, finalizzato a dare una sferzata alla nostra economia. Pur tuttavia, è stato lo stesso Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a far presente come soldi non ce ne siano, ragion per cui in sostanza si possono mettere in atto o misure a costo zero per lo Stato, oppure sarà necessario inventarsi qualcosa. Anche per questo in questi giorni è tornata in auge l’ipotesi legata alla messa a punto di un concordato fiscale, ma ci sono altri modi per reperire risorse, anche ingenti.

Ad esempio la Coldiretti per voce del suo Presidente, Sergio Marini, ha sottolineato come lo Stato disponga di un patrimonio stimato in oltre 6 miliardi di euro. Trattasi dei terreni agricoli che vengono gestiti dallo Stato attraverso le Amministrazioni e gli Enti pubblici, e che potrebbero essere venduti ai contadini. In questo modo ci sarebbero risorse sufficienti per mettere a punto un Decreto Sviluppo degno di questo nome; in termini di superficie trattasi di quasi 340 mila ettari di terreno buoni per la produzione agricola che, se venduti, agevolerebbero il settore e toglierebbero allo Stato il compito, giudicato improprio dalla Coldiretti, di coltivare la terra.

Inoltre, la vendita dei terreni di Stato contribuirebbe a calmierare i prezzi che spesso sono molto elevati rendendo difficile l’ingresso delle nuove generazioni di agricoltori. E’ infatti a rischio il ricambio generazionale in un comparto caratterizzato anche da speculazioni sui terreni spesso sottratti per la realizzazione di grandi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.

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