Un sisma di magnitudo 7.3 della scala Richter ha colpito la Turchia orientale, ai confini con l’Iran. La potente scossa è stata registrata alle ore 13:41 (locali, 12:41 in Italia), con epicentro nel villaggio di Tabanli, 19 chilometri a nord-est della città di Van, capoluogo dell’omonima provincia, e a 7 Km di profondità. Nonostante sia relativamente presto per i bilanci, una prima stima delle vittime e dei danni parla di mille morti e migliaia di feriti, nonché di centinaia di edifici crollati, mentre la terra ancora trema per lo sciame di assestamento.
Black out elettrico in tutta la zona tra Van ed Ercis, dove sono interrotte anche le linee telefoniche. Appello del sindaco di Ercis alla televisione turca Ntv: “Abbiamo urgente bisogno di aiuto, di medici”. Si scava tra le macerie sperando di recuperare al più presto persone ancora vive, ma molti sono i cadaveri estratti da sotto le macerie.
I danni sono ingenti soprattutto a causa delle tecniche costruttive e dei materiali edilizi che nella maggior parte dei casi, pur in una zona fortemente sismica come la Turchia, non rispettano i parametri di sicurezza e prevenzione dettati dalla normativa antisismica di nuova generazione. Solo nel 1999 il Paese fu sconvolto da un terremoto devastante che provocò 20mila vittime. Questa zona del Medio Oriente è infatti interessata da frequenti sconvolgimenti tellurici, spesso caratterizzati da magnitudo superiore a 6, a causa dei movimenti della placca anatolica e alle variazioni meccaniche lungo la faglia, al confine con le placche araba ed euroasiatica, a loro volta collegate a quella africana.
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Confortante la notizia giunta dall’ambasciata italiana ad Ankara: l‘unica famiglia di nostri connazionali residente a Van si è miracolosamente salvata, restando incolume, dal crollo dell’edificio che li ospitava e dal quale erano appena usciti.
Nel frattempo si moltiplica il numero dei paesi disposti ad inviare aiuti umanitari: persino Israele, non proprio in ottimi rapporti col governo di Ankara, ha dichiarato la sua disponibilità.