La tutela dell’ambiente e il rispetto dei diritti degli animali cominciano dalle scelte di ciascun individuo. Molto spesso acquistando un prodotto al supermercato sosteniamo involontariamente sistemi di produzione che non tengono conto della sofferenza degli animali, ma solo del guadagno economico. Esempio evidente di tale politica è la produzione di uova.
Attualmente l’allevamento intensivo in gabbie di batterie è il metodo più diffuso per la produzione di uova. Questo tipo di allevamento permette di produrre elevate quantità di uova ammassando maggior numero di galline in minor spazio possibile. Secondo questo sistema industriale, infatti, svariate galline sono confinate in piccole gabbie metalliche, dove ognuna di essa dispone di uno spazio inferiore ad un foglio A4. In questo misero spazio, l’animale trascorre tutta la sua vita, non più di un anno, senza avere la possibilità di soddisfare le proprie esigenze, anche quelle più semplici come aprire le ali o cercare il cibo nel terreno, che permetterebbe loro di levigare le unghie, le quali invece crescono a tal punto da provocare ferite superficiali e interne. In queste condizioni, fortemente stressate ed eternamente immobili, le galline vanno incontro a problemi fisici e psicologici. Quando le lesioni fisiche giungono al punto da non rendere più possibile la produzione di uova, l’animale viene destinato al macello.
Finalmente da gennaio 2012 la situazione potrebbe migliorare. Lo scorso 20 ottobre, infatti, il commissario europeo alla salute Joe Dalli ha comunicato che dal primo gennaio del prossimo anno entrerà in vigore la nuova normativa europea che vieta il suddetto allevamento di galline. La nuova normativa prevede condizioni tali da migliorare la vita dell’animale, ad esempio uno spazio sufficiente o la possibilità di scorazzare sul terreno. Il ministro alla salute ha dichiarato che non vi saranno ulteriori proroghe e che si provvederà a controllare ed eventualmente sanzionare in modo significativo coloro che non si atterranno alla nuova normativa. Le uova da allevamento in gabbia che verranno individuate a partire da gennaio verranno vendute alle industrie di trasformazione presenti sul territorio nazionale e non direttamente al consumatore, fino ad esaurimento. Molte industrie del settore hanno già dichiarato la chiusura, altre si trasformeranno in allevamenti a terra, dove le condizioni delle galline sono nettamente migliori. Ai moltissimi produttori che hanno già fatto pervenire il loro disaccordo, Dalli risponde che non vi saranno ulteriori proroghe per l’entrata in vigore della normativa, dato che tale direttiva risale al 1999 e in dodici anni i proprietari di tali stabilimenti avrebbero dovuto provvedere a trasformare i loro allevamenti.
In attesa che le condizioni di tali animali migliorino realmente, a noi consumatori resta il potere maggiore, cioè quello di sostenere allevamenti che abbiano rispetto della vita animale.