Bossi brutale su Tosi: “E’ uno stronzo”, ma il sindaco porge l’altra guancia

Sale la tensione tra Umberto Bossi ed il sindaco di Verona, Flavio Tosi, al secondo posto tra i sindaci più amati d’Italia (rilevazione Monitorcittà-Datamonitor) ma, a quanto pare, il suo “gradimento” da parte del massimo esponente della Lega Nord è invece piuttosto basso: “Tosi è uno stronzo, ha tirato nella Lega un sacco di fascisti, cosa che non può essere sopportata per molto”. Queste le spiacevoli parole del leader del Carroccio a commento delle ultime esternazioni del suo collega di partito, in particolare quelle fatte alla trasmissione “La Zanzara” di Radio24.

La stizzita reazione parrebbe riferirsi alle dichiarazioni di Tosi sulla circolare “bavaglio” imposta agli esponenti leghisti, rispetto alla quale il primo cittadino aveva rivendicato tranquillamente una sua “autonomia”, dicendo: “Chi sta a Roma ha ruoli di governo in parlamento ed è chiaro che per lealtà istituzionale al presidente del Consiglio non può dire quello che pensa di Berlusconi. Ma io ho la fortuna di essere sindaco, un ruolo più basso ed esprimo ciò che penso”.

Il sindaco ha tra l’altro già replicato a stretto giro agli “apprezzamenti” del suo capo di partito, ribadendo che i suoi discorsi facevano parte di un contesto più ampio, all’interno del quale vi era una difesa delle scelte della Lega Nord e del senso di responsabilità dei suoi rappresentanti, per spiegare agli ascoltatori il perchè di alcuni eventi poco “digeribili”, come le ultime votazioni in Parlamento sulle autorizzazioni a procedere, sulle quali non c’era unanimità di vedute, tanto da parlare di un diffuso “voltastomaco”. “Spiace che il mio segretario federale, persona alla quale devo il fatto di essere diventato sindaco, abbia usato quelle espressioni nei miei confronti senza prima verificare il contesto delle mie dichiarazioni“, ha fatto sapere Tosi.

Ma non è facile riuscire ad “isolare” un solo punto preciso sul quale la visione di Tosi appare ormai da tempo non completamente in sintonia con le direttive del vertice, perchè in realtà appaiono numerosi. A partire dall’alleanza di governo su cui dichiarava: “Quella tra Lega e Pdl non l’ho mai messa in discussione, quella col premier sì e molti dirigenti della Lega la pensano come me”, passando per la legge elettorale definita “una schifezza, che non consente di scegliere gli eletti… fu fatta secondo calcoli ben precisi per garantirsi la vittoria elettorale in quel momento e portò a quel risultato” fino ad “osare” un atteggiamento un pò troppo “pragmatico” sulla questione della Padania: “Mi piace stare sulle cose concrete, il federalismo, le riforme. Sul tema Padania si rischia di dividersi e non è il momento“.

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E se sull’ultimo punto già erano partiti anche i malumori del ministro Calderoli, già da tempo Bossi ha cominciato a mostrare con voce fin troppo alta i suoi, facendo salire la temperatura nel partito (in particolare con i “maroniani”, nei quali viene collocato il primo cittadino di Verona) ed inscenando invettive contro la “troppa gente che parla a vanvera” e che gli “fa passare la voglia di fare politica”, gente che a suo dire “ci doveva essere all’inizio a fare la Lega e che non c’era”.

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