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Bagnasco parla di Roma: “Assenteismo sociale è peccato d’omissione”

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Andrea Luigi Gaetani

Il cardinale Bagnasco torna a parlare d’attualità, dopo la manifestazione del 15 ottobre a Roma. Bagnasco, dal forum delle associazioni cattoliche a Todi, parla dell’importanza della partecipazione alla sfera sociale per i cattolici: “Se per nessuno è possibile l’assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione”. Il Presidente della Cei ha aggiunto: “La Chiesa non cerca privilegi, nè vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma deve poter esercitare liberamente questa sua missione”. Per il cardinale i cristiani “sono diventati nella società civile massa critica, capace di visione e di reti virtuose per contribuire al bene comune”.

Riguardo alle violenze di Roma durante la manifestazione di due giorni fa, Bagnasco ha parlato di “esecrazione” : “Il nostro animo è ancora segnato da quanto è accaduto sabato scorso a Roma e non possiamo non esprimere la nostra totale esecrazione per la violenza organizzata da facinorosi che hanno turbato molti che intendevano manifestare in modo pacifico le loro preoccupazioni. Alle Forze dell’ordine – ha aggiunto – va la nostra rinnovata gratitudine e stima per il loro servizio, che presiede lo svolgimento sicuro ed ordinato della vita del Paese”.

Riguardo la questione della laicità dello Stato, Bagnasco ribadisce che non c’è pericolo che questa venga intaccata: “Non c’è motivo di temere per la laicità dello Stato. Il principio di laicità inteso come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica ma non da quella morale è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà”. La dimensione religiosa è, per l’uomo, una dimensione “incorceibile”, che non deve però essere un ostacolo alla partecipazione nella vita pubblica e politica del proprio Paese. Negare o non riconoscere la dimensione religiosa “significa creare una società violenta, chiusa e squilibrata a tutti i livelli, personale, interpersonale, civile”. La società che si verrebbe a creare senza una partecipazione attiva, per il presidente Cei, sarebbe “una società incapace di pensare e tanto più di attuare il bene comune, scopo della società giusta”. Mentre la ricerca “del bene comune, comporta tutte le dimensioni costitutive dell’uomo, quindi deve riconoscere anche la sua apertura a Dio, la sua dimensione religiosa”.

Dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa, in cui Bagnasco aveva parlato di un “nuovo soggetto politico” che verrebbe creato direttamente dalla Chiesa, queste parole risultano ancora più forti e decisive. Il momento che l’Italia sta vivendo pare quello più proprizio per la Chiesa, che potrebbe veramente rientrare attivamente nella politica, scrollandosi di dosso dei trascorsi che sembravano troppo grandi per essere dimenticati.

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Andrea Luigi Gaetani