Sono stati 316 i sì alla fiducia per il governo Berlusconi. I no si sono fermati a quota 301. E pensare che le opposizioni ieri e due giorni fa avevano disertato sia il discorso del premier alla Camera, sia le dichiarazioni di voto e la prima chiama delle ore 13.00 al fine di far mancare il numero legale e tentare di dare la spallata al governo per via tecnica. Nemmeno i moderati dell’UDC stavolta si erano sottratti alla smania di fare cadere l’esecutivo con cavilli regolamentari. Alla fine, hanno rimediato una sconfitta bruciante su tutti i fronti. Il governo ha ottenuto la fiducia e il numero legale alla prima chiama, ottenendo 320 presenze, incluse quelle dei 5 deputati Radicali, appartenenti al gruppo del PD alla Camera, che hanno contravvenuto all’ordine di partito di diserzione.
Quando il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è uscito a chiamare i deputati dell’opposizione per comunicare loro che il numero legale era stato raggiunto, chiedendo loro di rientrare, il presidente del PD, Rosy Bindi, ha esclamato con “eleganza” contro i Radicali “gli str… sono str… e galleggiano pure quando l’acqua è alta”. Una frattura insanabile tra i pannelliani e il PD, dopo l’ennesimo strappo tra le due parti. La loro espulsione è ormai cosa certa. Da oggi dovranno cercare un’altra casa.
Ma è solo la prima grande sconfitta di tutte le opposizioni, che rientrando nell’emiciclo di Montecitorio sono state accolte al grido di “Buffoni, buffoni”, dai banchi della maggioranza. Alla fine il premier avrà incassato la maggioranza assoluta dei voti alla Camera, anche conteggiando per ipotesi il voto del presidente Fini. La Russa aveva avvertito. Se non si arriva a 315, Berlusconi dovrebbe salire al Colle. Ma non è successo. Il premier a caldo non ha potuto che sottolineare la “brutta figura delle opposizioni”. Certo, i problemi per la maggioranza non sono svaniti per magia. Il contestatissimo Tremonti resta sempre lì, così come rimangono i distinguo degli scajoliani e i malpancisti dei Responsabili.
Nessuno si illude che il voto di ieri abbia sanato le divisioni nella maggioranza e nel governo. Ma l’ennesima fiducia incassata dal premier è un atto di palese dimostrazione della mancanza di alternativa a questo governo, sia in Parlamento, che forse nel Paese stesso. Difficile immaginare, infatti, che possano tornare al governo coloro che ieri hanno dimostrato inconsistenza nel dibattito e divisioni interne anche sui tatticismi contro la maggioranza. Berlusconi è condannato per ora a governare. Per ora!