Uno scandalo sotto gli occhi del mondo quello che è accaduto in questi giorni a Kiev. Sulla capitale ucraina è sceso il freddo della morsa intimidatoria del presidente filo-russo Yanukovich, che nel tentativo di sbarazzarsi del suo rivale più temibile, l’ex premier e pasionaria della Rivoluzione Arancione, Yulia Tymoschenko, ha rispolverato già noti metodi sovietici di persecuzione giudiziaria dell’avversario. Ma è forse ancora più scioccante il tipo di accuse per le quali l’ex premier è stata condannata a sette anni di reclusione.
In qualità di capo del governo, nel 2005 avrebbe stretto un accordo con Mosca, che prevedeva forniture di gas all’Ucraina a prezzi troppo alti. Paradosso dei paradossi: la nemica dei russi viene accusata e condannata per aver pagato a caro prezzo il gas ai russi e le accuse provengono dalle fila del filo-russo presidente Yanukovich.
Che dire! A parte l’oscenità della condanna, che in nessun altro Paese al mondo con un briciolo di stato di diritto avrebbe potuto avvenire, lo stesso Putin, che certo non smania per la Tymoschenko, si è detto stupito della condanna. Perchè a Mosca non riescono a capacitarsi di come ci si possa sbarazzare di un nemico politico accusandolo di essere stato troppo generoso con la controparte. Ma sarà stato per il controsenso e anche per le proteste vivaci (ma niente di più!) della UE, che il presidente ucraino si è detto disponibile a fare abbassare la pena detentiva; insomma, ha aperto a una sorta di grazia. Ma il trucco sta nell’arrivo di nuove accuse all’ex premier, che le potrebbero allungare gli anni di carcere di altri dodici.
La Tymoschenko è accusata di avere tentato di distrarre 450 milioni di euro allo stato nel 1996, ai tempi in cui era a capo di un’azienda energetica pubblica, richiedendo al governo il rimborso di altrettanti debiti della società. L’ennesima accusa politica che mira a disintegrarla politicamente e a fare rimanere al potere l’élite filo-russa a Kiev. Se nulla dovesse cambiare nei prossimi mesi, il destino dell’Ucraina sembra segnato. Sarà parte integrante del progetto di rinascita di una nuova Unione Sovietica, in cui ancora una volta a comandare sarà Mosca. Ci sta lavorando a pieno ritmo Vladimir Putin.