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Liberia, premio Nobel Sirleaf in leggero vantaggio

Published by
Giuseppe Timpone

Non sono ancora giunti i risultati definitivi delle elezioni, che martedì si sono tenute in Liberia, il piccolo stato africano da 1,8 milioni di abitanti, uscito da una sanguinosissima guerra civile che ha causato la morte di 250 mila persone. Sono le seconde elezioni libere e democratiche post-belliche del Paese, dopo quelle che si tennero nel 2005, ma le prime organizzate dalla Liberia in piena autonomia. Si è votato per il presidente e i deputati della Camera dei Rappresentanti, oltre che per metà dei senatori (15 su 30).

Quando erano state scrutinate appena 220 mila schede valide, il presidente uscente Johnson-Sirleaf sarebbe in leggero vantaggio sugli avversari, ottenendo 96 mila voti, contro i quasi 80 mila di Winston Tubman e i circa ventimila di Prince Yormie Johnson, un ex guerrigliero responsabile dell’uccisione dell’ex presidente liberiano Samuel Doe nel 1990. Il vantaggio della donna, che solo la scorsa settimana era stata premiata con un Nobel per la Pace, è esiguo e, se questo fosse il trend, certamente si andrebbe al ballottaggio, non avendo nessuno dei candidati raccolto la metà più un voto per aggiudicarsi la vittoria. Il secondo turno è previsto per l’11 di novembre.

Le elezioni si sono svolte regolarmente e le file ai seggi sono state lunghe e pacifiche. Pare che la partecipazione al voto sia stata alta. Ora bisognerà vedere quale sarà la reazione dei candidati. Tubman aveva avvisato che in caso di brogli i propri elettori non avrebbero accettato la sconfitta. Sull’operato della Sirleaf, il giudizio degli elettori è diviso. Molti sostengono che sia stato positivo, avendo contribuito a uno sviluppo pacifico del dopo-guerra liberiano, ma altrettanti sono coloro che ritengono che abbia fatto poco per migliorare le condizioni di vita delle persone e potrebbe perdere molti voti tra i giovani e le donne.

Su di lei pesa la macchia di avere sostenuto il dittatore sanguinario Charles Taylor, fuggito in esilio nel 2003.
Quanto a Johnson, fece assassinare l’allora presidente Doe dopo avergli tagliato le orecchie e filmato il tutto, mentre sorseggiava una birra. Tubman fu, invece, ministro della giustizia di Doe e nipote dell’ex presidente Tubman, che favorì alcune riforme, che consentì, tra l’altro, alla popolazione autoctona il diritto di voto.

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Giuseppe Timpone