Legge stabilità, la Prestigiacomo sul piede di guerra: non la voto

“Non voterà la legge di stabilità né in Consiglio dei Ministri né in Parlamento”: il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo alza la voce dopo le voci che sono circolate circa i tagli previsti per il suo ministero. L’uscita della responsabile del dicastero dell’ambiente è solo l’ultimo atto di una giornata dove al governo c’è stato davvero un tutto contro tutti, con lo scontro tra il ministro Romani e il suo collega Tremonti: l’esecutivo potrà anche avere la fiducia domani alla Camera, ma non sarà certo una vittoria di una linea politica unitaria, tutt’altro.

A far andare su tutte le furie la Prestigiacomo sono i pesanti tagli previsti per le politiche ambientali: decurtazioni che arrivano a toccare il 90%, cancellando di fatto il ministero. Secondo le voci che trapelano, si passerebbe dal miliardo e trecentomila euro del 2008 ai 120 milioni di euro nel 2012: in pratica il bilancio del ministero, considerato le spese fisse pari a 320 milioni, arriverebbe a 440 milioni di euro, più di 1 miliardo in meno rispetto a quattro anni fa quando era di un miliardo e 620 milioni di euro.  A rischio c’è il piano bonifiche dei 57 siti inquinati di interesse nazionale, ma non solo: potrebbe essere azzerata la gestione dei 60 parchi nazionali e delle riserve marine, eliminati gli interventi per il dissesto idrogeologico e ridotti i fondi per la mobilità sostenibile e la lotta all’inquinamento. Una situazione inaccettabile per la Prestigiacomo che è sbottata: “Ovviamente non potrò votare né in Consiglio dei Ministri né in Parlamento una legge di stabilità che di fatto cancella il ministero dell’Ambiente”.

Clima non certo più sereno tra Romani, ministro dello Sviluppo Economico, e Giulio Tremonti: in una nota il titolare del dicastero di Palazzo Piacentini afferma che è “necessario garantire, anche sul fronte delle Tlc, la continuità degli investimenti e della crescita; diversamente, si arrecherebbe un danno grave al settore e all’Italia”. Secondo Romani, infatti, “i contenuti della nuova legge di stabilità riportati dalla stampa appaiono in evidente contrasto con quanto previsto circa la destinazione delle risorse della gara per le frequenze 4G, gestita nella sua totalità dal Mse”, in quanto le “eventuali maggiori entrate rispetto alla stima” devono andare al ministero dello sviluppo economico per misure di sostegno al settore”.

Clima infuocato e polemiche continue: con queste premesse la fiducia che domani la Camera dei Deputati dovrebbe votare, sembra assumere sempre più le sembianze di una vittoria di Pirro per il governo Berlusconi.

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