Potrebbe essere l’inizio di una grande guerra commerciale tra le prime due potenze mondiali, USA e Cina. E questo sarebbe lo scenario che la stessa diplomazia di Pechino ieri ha minacciato, se venisse dato seguito alle leggi approvate ieri al Senato, che prevedono sanzioni economiche contro i prodotti provenienti dalla Cina. La ragione? I senatori americani (hanno votato a favore 55 e contro 35) ritengono che il tasso di cambio valutario fisso dello yuan, tenuto volutamente molto al di sotto del suo valore di mercato, provochi una forte distorsione, avvantaggiando le esportazioni cinesi, che diventano molto a buon mercato e danneggiando le imprese e l’occupazione negli USA.
Pertanto, secondo i senatori americani, sarebbe necessaria una legge che ripristina l’equilibrio tra le due economie, attraverso imposte di compensazione. In sostanza, i prodotti cinesi importati negli USA potrebbero adesso, se passasse la legge, essere oggetto di ulteriori imposizioni doganali, al fine di rendere il loro prezzo meno conveniente.
E’ probabile che la legge non passi alla Camera, dove i Repubblicani temono che si possa scatenare una guerra commerciale dagli esiti nefasti per l’economia americana. La stessa amministrazione Obama sarebbe per la prudenza. Ma è evidente che il voto di ieri a Washington ha acceso i riflettori su un problema che si trascina da anni e che sarebbe alla base della crisi attuale planetaria. Parliamo dei cosiddetti squilibri globali.
La Cina ha annunciato che si opporrà in ogni modo alle misure, parlando di palese violazione delle regole del WTO. Secondo il ministro degli esteri cinese, ancora una volta il Congresso ha dimostrato di volere curare la malattia americana con le medicine sbagliate. Queste misure, ha aggiunto, non risolverebbero i problemi cronici dell’America.