Governo sconfitto sul rendiconto dello stato, incidente o fine dei giochi?

Respinto a sorpresa alla Camera dei Deputati l’articolo 1 del Ddl del rendiconto generale dello Stato 2010, imprevisto che ha portato il presidente della commissione Bilancio, Giancarlo Giorgetti, a sospendere frettolosamente la seduta per capire cosa stava succedendo. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha rinviato poi la seduta a domani, commentando nella conferenza dei capigruppo che si tratta di “Un fatto che non ha precedenti”. La votazione in realtà è finita con 290 voti a favore e 290 contro, una situazione di parità che però non è bastata al governo, in quanto la maggioranza richiesta era di 291 voti. Alla base del risultato assenze e “contrattempi”, come quelli che hanno impedito a Giulio Tremonti ed Umberto Bossi di votare a causa di un ritardo di pochi secondi.

All’apparire dell’esito della votazione, sono partiti applausi ed urla dall’opposizione: “Dimissioni, dimissioni!” all’indirizzo di un Silvio Berlusconi apparso inizialmente incredulo e poco lucido e che quando si è reso conto della situazione ha guadagnato velocemente l’uscita dall’Aula, senza salutare nessuno ed agitando nervosamente dei fogli che aveva in mano vicino al ministro dell’Economia, un gesto che non è passato inosservato.

Immediatamente si è svolta una riunione urgente del governo tra Berlusconi, Tremonti ed altri componenti di rilievo della maggioranza ed al termine sono stati in molti a cercare di minimizzare l’accaduto, tra cui lo stesso premier, il capogruppo Fabrizio Cicchitto ed Ignazio La Russa, che addirittura si dice pronto ad un nuovo voto per verificare la fiducia al governo, non intaccata, a suo parere, dall’episodio odierno dovuto più che altro ad assenze giustificate e contrattempi dei singoli. Non manca però chi non riesce ad ingoiare il rospo, come Amedeo Laboccetta e Edmondo Cirielli, che attaccano Tremonti parlando di un atto grave ed “irresponsabile”, ancor più perchè il provvedimento riguardava il suo dicastero, con Cirielli che addirittura rivendica con soddisfazione di aver pubblicamente urlato al ministro di dimettersi immediatamente.

Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è un atto dovuto che il premier salga al Quirinale: “Un governo bocciato sul consuntivo non può fare l’assestamento di bilancio e, senza assestamento, il governo non c’è più”, una posizione sostanzialmente condivisa dal leader di Idv, Antonio Di Pietro, che fa notare come di fronte ad una sconfitta così clamorosa “Anche nella famigerata Prima Repubblica, il governo si sarebbe immediatamente recato dal capo dello Stato per rimettere nelle sue mani ogni decisione, comprese le dimissioni”.

In ogni caso la conseguenza più tangibile di tutto ciò non tarda ad arrivare: slitta l’esame del Ddl intercettazioni, come riferito da Cicchitto ai giornalisti, una novità a cui subito si aggancia il capogruppo leghista Marco Reguzzoni: “Una legge sulle intercettazioni serve, ma a noi interessano cose più concrete come l’autorizzazione alla Singapore Airlines per operare sull’aeroporto di Malpensa che il ministro Altero Matteoli non autorizza da nove mesi”.

Non ci vuole un genio per capire che ormai ciò che guida l’azione di governo è la paura di essere pugnalati alla schiena proprio sul provvedimento che più interessa al presidente del Consiglio, la cosiddetta “legge bavaglio”.

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