Decreto Sviluppo, possibile contributo dell’1% su baby pensionati

Si lavora al Decreto Sviluppo, che dovrebbe essere varato a giorni dal Consiglio dei ministri, anche se ancora sono tante le difficoltà per raggiungere un’intesa all’interno della maggioranza. Una delle ipotesi che circola maggiormente è quello di un contributo dell’1% che sarebbe applicato alle pensioni di coloro che sono usciti dal lavoro a meno di 50 anni di età.

Trattasi, secondo le stime, di circa 530 mila pensionati, di cui quasi 430 mila solo nel pubblico impiego. La massa delle cosiddette “baby pensioni” ammonta tra Inps e Inpdap a 9,5 miliardi di euro all’anno, per cui si ricaverebbe qualcosa come 95 milioni di euro. Non tanti, in termini di bilancio, ma andrebbero in parte a ridurre la contribuzione per i contratti di apprendistato, agevolando l’occupazione giovanile.

Soprattutto, sarebbe un segnale verso coloro che sono andati in pensioni a un’età estremamente bassa. E, tuttavia, si ragiona sui criteri di applicazione della norma. Si pensa, ad esempio, di applicare il contributo dell’1% solo al di sopra di determinati redditi, 20-30 mila euro all’anno, oppure al di sopra dei 500 euro mensili. In questi casi, però, l’incasso per lo stato sarebbe di pochi milioni di euro.

Altra proposta sarebbe, invece, di prevedere un criterio aggiuntivo, ossia per quanti siano andati in pensione con meno di 25 anni di contributi.

Tra le altre norme che dovrebbero rientrare quasi certamente nel Decreto, vi sarebbe la proroga degli sgravi fiscali sul lavoro straordinario e sulle componenti della retribuzione, legate alla produttività.

Non si esclude nemmeno un intervento per anticipare ancora una volta l’aumento graduale dell’età pensionabile per le donne del settore privato, che ad oggi partirebbe dal 2014.

 

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