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Dexia, trovato accordo per scissione e bad bank

Published by
Giuseppe Timpone

Sarebbe in dirittura di arrivo un accordo tra l’esecutivo francese e quello belga, per una soluzione alla questione Dexia, la banca franco-belga, nell’occhio del ciclone dei mercati, per via del suo folle indebitamento, che starebbe creando un problema serissimo di illiquidità. In sole due sedute, il titoli ha perso in borsa quasi il 35%, per essere poi sospeso dalle negoziazioni fino a domani, in attesa che i governi discutano e trovino una soluzione.

Azionisti di Dexia sono, infatti, sia lo stato francese, sia quello belga, che le regioni del Belgio, oltre che gli enti locali e i sindacati. Un coacervo di poteri pubblici, che ha causato il dissesto delle casse della banca. Un accordo tra governo federale e regioni in Belgio prevede una nazionalizzazione delle quote in mano belga, per cui gli enti locali dovranno rinunciare alla loro quota del 5,7%, la stessa in mano al governo federale.

Della stessa entità è la quota del governo francese, oltre a un 17,6% di Caisse des Depots e un 3% di Cnp Assurances. Il primo passo consisterebbe nella nazionalizzazione della banca e in un aumento di capitale. Ma non vi sarebbe ancora un’intesa sulle risorse da immettere nell’istituto. Il Belgio non vorrebbe andare oltre i 4 miliardi, mentre la Francia sarebbe propensa anche a sborsare 5 miliardi.

Inoltre, sarebbe prevista la creazione di una “bad bank”, a cui sarebbero addossati tutti i titoli considerati pericolosi, tra cui i bond ellenici. Questo scenario prelude a una scissione delle attività, con la parte attiva dei finanziamenti agli enti locali, che andrebbe alla Banque Postale, di cui Caisse des Depots sarebbe azionista solo per il 35%. Nel frattempo, il governo francese ha assicurato risorse agli enti locali per 4-5 miliardi, dato che verrebbero meno i finanziamenti Dexia. Un’alternativa all’operazione sarebbe, invece, la vendita così com’è della banca sul mercato.

Ad ogni modo, si dovrebbe chiudere a giorni una delle storie meno gloriose e più fallimentari del sistema bancario europeo.

 

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Giuseppe Timpone