Belgio, nuovo governo dopo 500 giorni

Il Belgio si starebbe avviando a varare un nuovo governo, dopo avere raggiunto il non orgoglioso record di stato al mondo con il periodo più lungo senza esecutivo. Le elezioni politiche, infatti, si erano tenute nel giugno 2010.

Il risultato fu una paralisi dei partiti, non solo perchè non ne è uscito alcun vincitore, ma anche perchè le differenze tradizionali tra destra e sinistra sono qui inasprite da quelle ben più radicali e profonde tra fiamminghi e valloni. La storica rivalità tra i gruppi francofoni e quelli fiamminghi ha subito in questi ultimi anni un’accelerazione e ha ampliato il solco delle diffidenze tra i due ceppi linguistici, tanto che in questi mesi di lunghissime ed estenuanti trattative, si è parlato varie volte di ipotesi realistica di secessione. E tale pericolo per l’integrità belga non è ancora del tutto dissipato, anche perchè ancora un vero esecutivo non c’è e qualora nascesse, esso sarebbe basato su una maggioranza composita formata da ben otto partiti, 4 fiamminghi (CD&V, du sp.a, de l’Open Vld, de Groen) e 4 valloni (PS, MR, cdH, Ecolo). Ma la nuova maggioranza avrà un peccato di origine, sempre che nasca il nuovo governo: è stato escluso dall’esecutivo e dalle stesse trattative il partito fiammingo N-VA  di Bart de Wever, di stampo autonomista e che aveva fortemente criticato la politica di trasferimenti generosi dal nord ricco al sud povero dei valloni, uscito quale unico vero vincitore dalle urne di un anno e mezzo fa.

In questi sedici mesi, il governo è stato retto dal premier Yver Leterme. L’accordo prevede un’intesa molto complessa e di difficile attuazione, con il varo di una sorta di federalismo fiscale, per cui i comuni potranno trattenere anche i proventi delle multe e riformare parzialmente anche il codice della strada, con autonomi limiti di velocità.

Le elezioni nazionali e quelle regionali saranno abbinate e avverranno ogni cinque anni e non più ogni quattro. Saranno aboliti i privilegi linguistici di cui ancora godevano i francofoni della periferia di Bruxelles, che rimarranno solo in sei comuni. Gli enti locali, infine, avranno competenze anche in politiche sociali e sulla sanità. I trasferimenti dovrebbero ammontare complessivamente a oltre 10 miliardi di euro all’anno.

Ma se ancora un’intesa definitiva non è stata raggiunta su queste questioni di tipo istituzionali e linguistiche, adesso sarà tutto da vedere per il raggiungimento di un accordo minimo di governo sulla politica economica. Il compito sarà arduo, se non impossibile, dato che non si sa nemmeno se partiti come i Verdi faranno parte della nuova maggioranza. I belgi dovranno ancora avere tantissima pazienza.

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