Polonia al voto, favorito premier Tusk

Domani la Polonia è chiamata a rinnovare la Sejm, il Parlamento polacco. Le urne cadono in un momento interessante per lo stato orientale più grande della UE, dato che il Paese è l’unico ad avere superato brillantemente la crisi del 2008-2009, chiudendo molto probabilmente quest’anno con una crescita intorno al 3%, come la Germania. Un trend economico favorevole, che giunge da venti anni di riforme copernicane dell’economia, sin dagli inizi degli anni Novanta. E la buona congiuntura dovrebbe favorire il premier Donald Tusk e la sua Piattaforma Civica (Po), di ispirazione liberale, che i sondaggi danno tra il 31% e il 39%.

Alle sue spalle, ma mediamente con una decina di punti di svantaggio, dovrebbe porsi il partito di Diritto e Giustizia dell’ex premier Jaroslaw Kaczynski e fratello gemello del presidente Lech, che un anno e mezzo fa morì in un incidente aereo a Smilensk, in Russia, insieme a un centinaio di altissimi funzionari politici, militari e della burocrazia polacca. Il partito di Kaczynski, una formazione della destra conservatrice e nazionalista, è accreditato tra il 21% e il 29%. Ed è proprio la campagna elettorale ad infiammare il clima politico, con alcune sue dichiarazioni che potrebbero fare salire la temperatura in Europa. In questi giorni, infatti, è uscito un libro di Kaczynski, “La Polonia dei nostri sogni”, in cui l’ex premier accusa la Germania di Angela Merkel di volere smembrare la Polonia a causa delle tentazioni imperialiste che i tedeschi non hanno mai abbandonato.

In alcune farneticazioni, l’uomo politico dell’opposizione si dice preoccupato per gli ingenti investimenti tedeschi nella Polonia occidentale, perchè teme che un giorno il Paese possa essere ridimensionato in conseguenza di una riconquista tedesca dei territori persi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non solo. Il leader di Diritto e Giustizia prosegue rimarcando come questa Germania non possa che avere come cancelliere Angela Merkel, perchè sarebbe la perfetta espressione dell’imperialismo tedesco, in linea con quello del Kaiser e di Hitler.

Parole durissime, pesantissime, provenienti da un ex capo di governo, che potrebbero avere ripercussioni non indifferenti qualora la bassa affluenza alle urne e una buona performance di Kaczynski alle elezioni di domani dovessero assegnargli la vittoria o la possibilità comunque di formare un governo. Ricordiamo, infatti, che la piattaforma politica del suo partito è di stampo anti-europeista. E in un momento di grave crisi di credibilità della UE, la cosa potrebbe avvantaggiarlo.

 

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