Intercettazioni: si a norma salva blog, ma passa stop pubblicazioni fino a udienza filtro

Blitz della maggioranza in Commissione Giustizia della Camera nella discussione sul Ddl Intercettazioni: il comitato dei nove ha dato, infatti, parere favorevole all’emendamento presentato del duo Costa-Contento che, di fatto, vieta le pubblicazioni delle intercettazioni fino all’udienza filtro, quella dove le parti in causa avranno la possibilità di fare una scrematura tra le intercettazioni rilevanti dal punto di vista del procedimento giudiziario e quelle che invece dovranno essere mandate al macero. La decisione della maggioranza ha, di fatto, rotto la finestra di dialogo che il Terzo Polo aveva lasciato aperta, non votando le pregiudiziali di costituzionalità presentate dai partiti di opposizione; il primo effetto avuto dal blitz della maggioranza sono le dimissioni di Giulia Bongiorno da relatrice del Ddl intercettazioni: “La legge – afferma il deputato di Futuro e Libertà – con l’emendamento approvato preclude la possibilità di dare notizie, allungando a dismisura i tempi di pubblicazione. Dopo due anni di lavoro per arrivare a un accordo condiviso, è bastato lo schioccare di dita del premier per far saltare l’intesa. La legge così è inaccettabile”.

A gettare benzina sul fuoco c’è poi l’elezione a maggioranza di Enrico Costa, deputato Pdl, come relatore del Ddl: una decisione che ha fatto scatenare la protesta delle opposizioni, con il Pd che parla di dimostrazione della mancanza di volontà al dialogo del governo. Proteste che non fermano però la maggioranza con il deputato pidiellino Paniz che torna a chiedere il carcere per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni vietate.

L’unica norma sulla quale si è riusciti a trovare un’intesa tra maggioranza e opposizione è quella salva blog: la rettifica entro 48 ore sarà obbligatoria solo per le testate online che risultano registrate.

Clima quindi molto teso alla Camera mentre fuori da Montecitorio si susseguono le manifestazioni di protesta: al Pantheon c’è stato un presidio organizzato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana che ha visto l’intervento del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.

L’ex pm ha chiesto al Presidente Napolitano di inviare un messaggio al Parlamento e ha poi parlato di “rischio concreto di rivolta sociale”: “In tutti i regimi prossimi alla fine – ha dichiarato Di Pietro – si è cercato di sospendere le regole democratiche; è successo nel fascismo quando si usava l’olio di ricino e sta accadendo ora con Berlusconi, la cui parola d’ordine è bunga bunga”.

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