A Settembre segno meno per le immatricolazioni

Dopo la lieve crescita di agosto, il mercato delle auto in Italia torna a scendere. Il calo è del 5,7%, pari a 146.388 unità (contro le 155.231 di settembre 2010). E pensare che ad agosto le vendite di auto avevano registrato una crescita, seppur lieve:  +1,51%. A snocciolare i dati è il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.Cresce anche la flessione Fiat.  A settembre Fiat Group Automobiles ha venduto in Italia 42.538 unità, registrando un calo del 4,7% rispetto alle 44.344 unità di settembre 2010. Ad agosto le immatricolazioni del Lingotto erano calate del 3,17%.

“Un calo del 5,7% può sembrare poca cosa in questo contesto ma è indice che si sta verificando un perfetto appiattimento sui risultati negativi realizzati dall’aprile 2010, alla fine della rottamazione governativa. Stiamo parlando di un mercato che rispetto a settembre 2007 perde oltre il 20%. Se poi andiamo a raffrontarci con settembre 2009, in piena rottamazione, la perdita supera il 23%. Una disfatta in primis per l’erario che introiterà miliardi di tasse in meno. Miliardi, non milioni. In un momento storico dove probabilmente farebbero comodo” commenta il presidente Federauto Filippo Pavan Bernacchi.

Si preannuncia un autunno caldo per il settore dell’auto. I dati di settembre non lasciano ben sperare: il mercato italiano dell’auto dell’intero 2011 dovrebbe scendere a circa 1,75 milioni di immatricolazioni, in calo del 11%. Sono le stime dell’associazione degli importatori, Unrae. Il trend in corso fa vedere “una parte finale del 2011 particolarmente difficile, che ridimensiona la previsione di chiusura del mercato intorno a 1.750.000 immatricolazioni (-11%)”, dice in una nota il Dg Unrae, Gianni Filipponi.

E per l’anno prossimo, in assenza di importanti interventi strutturali, “tutti i principali indicatori economici e di settore prevedono un andamento in ulteriore ribasso”, aggiunge Filipponi.”Riteniamo per certo che l’aumento della fiscalità (IVA, IPT, ecc.) produrrà un ulteriore ridimensionamento dei consumi delle famiglie, già appesantite dagli aumenti dei carburanti e delle assicurazioni”, conlude Filipponi

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