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Spagna, sospetti dei Popolari su privatizzazioni pre-elettorali di Zapatero

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Giuseppe Timpone

Spagna al voto. Tra un mese e mezzo, per l’esattezza la domenica 20 novembre, gli spagnoli saranno chiamati alle urne, con quattro mesi di anticipo sul previsto, per rinnovare il Parlamento con elezioni politiche che segneranno con certezza la fine dell’era Zapatero. Comunque vadano le elezioni, infatti, non sarà l’attuale premier a guidare il nuovo governo, visto che ha deciso di non ricandidarsi.

Al suo posto corre l’ex ministro degli interni Rubalcaba, non certo un grande trascinatore di masse. Tuttavia, è l’agnello sacrificale che i Socialisti hanno deciso di individuare in una corsa disperata, con tutti i sondaggi che assegnano allo Psoe non meno di 12-14 punti di svantaggio sui diretti rivali del Partito Popolare di Mariano Rajoy. E quando siamo nel bel mezzo della campagna elettorale, i toni iniziano ad infiammarsi con accuse reciproche.

Alla fine della tre giorni del congresso del Partito Socialista, Rubalcaba ha polemicamente chiesto agli avversari per quale ragione e sulla base di cosa si dovrebbe tagliare la spesa di sanità e istruzione per rilanciare l’economia. Ovvio che siamo dinnanzi al tentativo goffo di recuperare consenso a sinistra, puntando sui temi sociali. Ma i dati sull’occupazione continuano ad essere impietosi, con la media nazionale al 20,9% di disoccupati. Dunque, non è riuscito il giochetto di Zapatero di indire elezioni anticipate, approfittando della prevista buona congiuntura dell’occupazione in estate, grazie al turismo.

E da destra, i Popolari hanno affermato chiaramente che se vinceranno le elezioni, bloccheranno il piano di privatizzazioni di Zapatero, che punta a vendere beni quali aeroporti e lotterie. La ragione è che i Popolari ritengono molto dubbia la manovra dei Socialisti, in piena campagna elettorale. Fuor dai denti, ritengono che si tratti di svendita ad amici.

Per questo hanno già un piano per bloccare il tutto, ma difficilmente riusciranno ad evitare almeno la vendita delle lotterie di stato, dato che la privatizzazione è stata anticipata a data prima delle elezioni. Una manovra alquanto dubbia. Intanto, altri dati negativi si aggiungono alla già lunga “black list” dei risultati di era zapateriana a causa della crisi. L’indice manifatturiero delle Pmi è sceso a settembre a quota 43,7 da 45,3 di agosto, il che sottolinea l’aggravarsi della fase di contrazione nella produzione. E’ il dato peggiore degli ultimi due anni.

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Giuseppe Timpone