Attesa per domani la sentenza d’appello nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher, la giovane studentessa inglese sgozzata quattro anni fa nell’appartamento di Perugia in via Pergola che condivideva, tra le altre coinquiline, con quella che è stata riconosciuta essere, con sentenza di primo grado, uno dei suoi aguzzini: Amanda Knox. Oltre alla Knox, reclusa da quattro anni nel carcere di Capanne (Perugia), un altro giovane imputato attende il verdetto dei giudici: il suo ex-fidanzato Raffaele Sollecito, che sta scontando la condanna di primo grado nel supercarcere di Terni. Per lo stesso omicidio è in carcere, condannato con sentenza definitiva dopo aver chiesto il rito abbreviato, Rudy Hermann Guede, l’ivoriano che tentò di stuprare Meredith quella sera del primo novembre 2007 e che poi, a causa della resistenza di lei, l’avrebbe uccisa, in concorso con Amanda e Raffaele, al culmine di una violenza orgiastica ormai degenerata e alla quale la vittima ha cercato di opporsi con tutte le sue forze.
Circa 400 i giornalisti accreditati ad assistere in aula all’ultima fase del processo che vedrà gli imputati rilasciare delle dichiarazioni spontanee per ribadire ancora la loro innocenza, poi i giudici ritirarsi in camera di consiglio e infine leggere la sentenza, che verrà trasmessa in diretta televisiva, come stabilito dalla Corte.
La pressione mediatica e soprattutto quella americana, innocentista, si è fatta particolarmente sentire in questo caso che vede coinvolta una ragazza di Seattle la cui famiglia avrebbe speso un milione di dollari per modificarne l’immagine ed influenzare positivamente la giuria: “Avete già visto un imputato che assume una grande impresa di relazioni pubbliche?”, ha esclamato il p.m. Giuliano Mignini, che ha poi aggiunto: “Dietro di lei ha una campagna di comunicazione da un milione di dollari. E sarebbe lei quella che è stata crocifissa dai media?”, rispondendo sarcasticamente all’avvocato della difesa, Carlo Della Vedova. Fermamente convinto della colpevolezza di Amanda e Raffaele, rivolgendosi a loro ha ribadito la sua convinzione: “Avete predisposto un piano per far ricadere tutta la colpa su Guede, ma Guede non è l’unico responsabile… E il povero uomo nero non dovrà pagare per tutti”.
La pensa così e insiste sullo stesso tema anche il legale della famiglia Kercher, Francesco Maresca: “La stampa sta imponendo alla Corte la decisione da prendere: una sentenza di assoluzione”. Ma il legale non si dà per vinto e conclude con uno sguardo alla famiglia della vittima nel giorno del giudizio: “Lunedì saranno qui e con uno sguardo vi chiederanno di confermare la sentenza di primo grado”.