C’è un grande dilemma che sta affliggendo l’ultima riunione mensile del board della BCE sotto la presidenza Trichet, che si terrà la settimana che sta per iniziare. Come ogni mese, si deciderà il da farsi sui tassi, che regolano la politica monetaria di Francoforte. Fino a qualche settimana fa, si dava un pò per scontato un imminente taglio dei tassi di riferimento, che attualmente sono fissati all’1,5%, in considerazione dell’indebolimento delle prospettive di crescita nell’Eurozona.
I sostenitori della riduzione dei tassi facevano notare come essi siano ancora a zero negli USA e lo resteranno fino al 2013. Così come i tassi sono già stati tagliati in Giappone e Svizzera, il che sottolineerebbe un trend. Ma ieri, la diffusione dei dati sull’inflazione a settembre nell’Eurozona ha sparigliato le carte di ciò che sembrava un gioco quasi concluso.
I prezzi hanno rialzato la testa, arrivando a crescere su base annua del 3%. Anche in Italia la crescita è stata del 3,1% annua, in linea con il resto d’Europa. E persino in Germania l’inflazione si è portata al 2,8%. Quindi, i tassi attuali non solo restano piuttosto accomodanti, ma lo sono ancora di più oggi, dato l’incremento dei prezzi.
I tedeschi sono rinomatamente ostili all’ipotesi di tagliare i tassi, tanto che nella città di Ertville sarebbe stato organizzato un incontro dal governatore della potente Bundesbank, Jens Weidmann, il quale ha raccolto a sè quanti sarebbero almeno dubbiosi sugli acquisti di bond governativi, italiani in testa, che alimenterebbero l’inflazione, per effetto dell’immissione di ingenti liquidità sui mercati.
Altro che percorso segnato. Mai come la prossima settimana la decisione di Trichet sarà del tutto misteriosa. L’ultimo suo atto da governatore potrebbe essere un aumento dei tassi, al fine di combattere l’inflazione, un loro abbassamento, a sostegno della ripresa, o un loro mantenimento ai livelli attuali. Lasciando la patata bollente al successore Mario Draghi.