Napolitano: “Il popolo padano non esiste”

Napolitano non molla la presa, anzi: il Capo dello Stato torna indirettamente sul botta e risposta a distanza con gli esponenti leghisti e ribadisce forte e chiaro il suo messaggio. “Il popolo padano non esiste”, dichiara il presidente della Repubblica, che poi aggiunge: “Non esiste una via democratica alla secessione”. Parole nette quelle che arrivano da Napoli, dove il Capo dello Stato ha parlato a studenti e docenti della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II; parole che hanno come destinatario tutti gli esponenti leghisti che nelle scorse settimane erano tornati a parlare di secessione, partendo dal capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni che in una dichiarazione aveva ricordato come “la sovranità del popolo conti più del Presidente della Repubblica”.

Sembra rivolgersi proprio a lui Napolitano, quando parla delle “grida che si elevano in quei prati in cui non c’è il popolo padano, ma una certa parte del corpo elettorale, che ha scarsa conoscenza di alcune cose, tra cui l’articolo 1 della Costituzione”; già, perché, rimarca il Capo dello Stato, chi parla della sovranità che appartiene al popolo “si dimentica quello che viene dopo la virgola e cioè che si esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione: non esiste – la conclusione di Napolitano – nessuna via democratica alla secessione”.

Nel suo discorso il Presidente della Repubblica parla di quanto sia “grottesco pensare a uno stato Lombardo-Veneto che competa con la Cina, la Russia, gli Stati Uniti” e mette sul chi va là tutti, ricordando come già una volta lo Stato arrestò un leader separatista. Rispondendo alle domande di studenti e docenti della facoltà di Giurisprudenza della Federico II, Napolitano parla anche dell’attuale legge elettorale, che ha segnato una rottura nel “rapporto di responsabilità tra elettore ed eletto” e auspica un nuovo sistema che possa facilitare il ritorno della fiducia nelle istituzioni.

Una fiducia che, secondo il Presidente “nasce dalla possibilità di influenzare direttamente la scelta della persona da eleggere e fare in modo che risponda”; proprio quello che non succede con l’attuale sistema elettorale grazie al quale “pare non sia tanto importante fare bene in Parlamento, ma mantenere buoni rapporti con chi ti nomina”.

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