Giorni di inconsueto rumore politico in Russia, dove il patto della coppia Putin-Medvedev, siglato e ufficializzato nel fine settimana davanti al congresso di Russia Unita e che di fatto prelude a un futuro gestito dal tandem fino al 2036, è stato oscurato dalle dimissioni di Kudrin, fido e ottimo ministro alle finanze, che si era detto indisponibile a fare ingresso in un governo a guida Medvedev.
L’importanza di queste dimissioni indotte dal Cremlino sta nel fatto che la coppia più influente della Federazione Russa è stata messa per la prima volta alla prova, dimostrando al contempo capacità di resistenza a turbolenze esterne. E ieri il premier Vladimir Putin non ha perso tempo e ha subito indicato Anton Siluanov alla guida del ministero lasciato vuoto da Kudrin. Si tratta di un vice di quest’ultimo, con il profilo di un tecnico.
Ma la nomina di Siluanov ha tutto il gusto di una carica ad interim, ossia destinata a essere nuovamente rimpiazzata non appena la situazione politica si evolverà diversamente. C’è addirittura chi pronostica il ritorno di Kudrin, persino in un ruolo ancora più importante, vale a dire quello dell’ambita poltrona di premier, che dovrebbe andare in teoria a Medvedev. Difficile che un tale scossone possa realizzarsi, che Putin metta a rischio la sua stessa esistenza politica, costruita in anni di meticolosa programmazione del potere. C’è però il fatto che in questi giorni l’annuncio dello scambio di poltrone tra lui e il presidente avrebbero dovuto dare ai mercati una prospettiva di stabilità e invece l’affare Kudrin rischia di rovinare tutto.
Critiche alla coppia Cremlino-Premier giungono anche dall’ex capo di stato Michkail Gorbacev, il quale, pur dicendosi un elettore di Putin, ha invitato quest’ultimo a non ritenere la gestione del potere un fatto fine a se stesso e fondamentale in sè. Una sorta di richiamo alla responsabilità, che ha avuto eco in uno dei quotidiani più diffusi in Russia, Nuova Gazzetta.
Le tappe dell’evoluzione politica sembrano tuttavia segnate: il 4 dicembre, la vittoria molto probabile di Russia Unita e della formazione gemella Fronte Nazionale Unito, per il rinnovo della Duma. A marzo, elezioni presidenziali. In cinque mesi e mezzo sarà ri-stabilito l’assetto del potere post-sovietico per il prossimo quarto di secolo. Grane a parte.