La contestazione dei costruttori si abbatte sul ministro Matteoli: il titolare del dicastero delle Infrastrutture, è stato oggetto di una dura protesta da parte di un gruppo di costruttori presenti all’assemblea della Ance, l’associazione nazionale costruttori edili. Nel corso dell’intervento del ministro, un gruppetto di contestatori, secondo alcuni si trattava in gran parte di giovani costruttori, ha iniziato a rumoreggiare e fischiare: da qui alle grida di “vergogna” il passo è stato breve. Dalle parole ai fatti, il gruppetto ha deciso di abbandonare l’assemble e di non continuare a sentire le parole di Matteoli, accusato dai contestatori anche di “non aver scritto” il discorso che stava leggendo. La protesta non ha scalfitto più di tanto il ministro che dopo una breve pausa ha completato il suo intervento e ha commentato l’accaduto affermando: “Comprendo l’agitazione e lo stato d’animo: siamo in un momento molto difficile, in piena crisi economica e finanziaria“.
Il governo però sembra essere sempre più solo, abbandonato e criticato da tutte le parti, i suoi provvedimenti sembrano aver messo d’accordo tutti su un unico punto: il no agli interventi attuati. Dai sindacati ai confindustria passando per le opposizione e ora i costruttori: l’esecutivo non può dire certo di godere di ampio consenso.
In particolare la protesta dei costruttori edili non si limita al gruppo di contestatori che si sono fatti sentire nei confronti del ministro Matteoli: già in apertura di assemblea, il presidente dell’Ance Paolo Bunetti ha fornito i numeri della crisi che sta investendo il settore (230mila posti di lavoro in meno dall’inizio della crisi, 350mila considerando anche i settori collegati). Lo stesso numero uno dei costruttori edili ha poi rimarcato la necessità di interventi, parlando di “fondi che ci sono” e che vanno investiti e ha indicato il Dl Sviluppo come ultima opportunità per far ripartire un settore centrale dell’economia qual è quello dell’edilizia.
La risposta di Matteoli però è di quelle destinate ad aumentare lo scontro: “I soldi non ci sono, i finanziamenti arriveranno dalla defiscalizzazione”. Parole che non potranno certo essere accolte con favore da parte delle imprese del settore e che metteranno il governo sempre più in un angolino, solo contro tutti.