Cina e Giappone guardano con occhi diversi a bond europei

Il vice-presidente del fondo sovrano cinese Gao Xiqing ha chiarito i termini di un possibile intervento in Europa, al fine di acquistare bond governativi dell’Eurozona. Secondo Xiqing, anche se il premier cinese ha affermato che bisogna sostenere l’Europa, la società, in quanto tale, ha l’obbligo di fare un minimo di profitti, quindi, aggiunge, difficilmente si potrà accettare l’idea che il fondo possa imbarcarsi in una pura operazione di salvataggio. Dunque, non si esclude di acquistare maggiori quantità di bond, ma a patto che vengano offerte determinate garanzie di stabilità e risanamento, ossia in una prospettiva volta al miglioramento.

Di avviso un pò diverso, ma con toni anche simili, si è espresso il ministro giapponese delle finanze Jun Azumi, il quale si è detto interessato a intervenire in Europa, a patto che questa faccia qualcosa per tranquillizzare i mercati. I giapponesi godono della seconda riserva più importante sul pianeta di valuta estera e temono gli effetti di un’erosione del valore dell’euro sui mercati, che ne intaccano gli asset. Altro timore di Tokyo è poi legato all’eccessiva rivalutazione dello yen, seguita al dopo Fukushima, a causa del rientro di molti capitali delle società assicurative, per il risarcimento dei danni. In un Paese logorato da due decenni di stagnazione, si guarda con preoccupazione al super-yen, che minaccia le esportazioni nipponiche.

Anche per questo, il Giappone tifa per una ripresa rapida dell’Eurozona, così come tutti i Paesi Brics, che temono un rallentamento della loro stessa crescita, nel caso la crisi europea dovesse precipitare, sottraendo loro il più importante mercato di sbocco.

 

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